giovedì 11 ottobre 2012

Il Diciannovesimo resta  il secolo del mercato, mentre il Ventesimo quello dello stato. E il Ventunesimo? Difficile dire, stando  almeno a  Giulio Napolitano curatore di Uscire dalla crisi, l'interessante  volume recensito  dall’amico Teodoro Klitsche de la Grange (*). Il quale, a sua volta, sembra invece, e  giustamente,  porre l’accento non tanto sulla quantità quanto sulla qualità dell’intervento pubblico.  Un interventismo, se così si può definire,  che dovrebbe richiamarsi a  un  solo criterio:  quello del poco  e  ogni tanto  invece del  troppo  e sempre.   Buona lettura. (C.G.)





Il libro della settimana: Giulio Napolitano (a cura di), Uscire dalla crisi. Politiche pubbliche e trasformazioni istituzionali , il Mulino, Bologna  2012,  pp. 490, € 35,00 -   (recensione a cura di Teodoro Klitsche de la Grange)

http://www.mulino.it/


Questo volume raccoglie il contributo di vari autori (quasi tutti giuristi amministrativisti) che analizzano l’impatto della crisi sul ruolo dello Stato e delle istituzioni pubbliche in generale, Come scrive il coordinatore del volume, Giulio Napolitano, «Ogni grande crisi, infatti, ha un profondo impatto sul ruolo dello Stato e delle istituzioni pubbliche. Basti pensare a quanto accadde con il crollo di Wall Street nel 1992. In tutti i paesi occidentali, vi fu in pochi anni uno straordinario sviluppo dei sistemi amministrativi». Istituzioni pubbliche e sistemi amministrativi «rimasti in piedi per oltre cinquant’anni, e ridotti – o eliminati – dall’ondata liberista» (la quale anche in Italia ha avuto qualche applicazione – spesso distorta). La crisi del 2008 ha «cambiato i paradigmi dominanti negli ultimi vent’anni». L’ampiezza di questa ha costretto gli Stati a intervenire nuovamente nell’economia. Tuttavia la scarsità delle risorse li ha obbligati a varare riforme «tese a ridurre funzioni e costi degli apparati pubblici». In effetti, come scrive il coordinatore, forse è un po’ presto per vederne i risultati, ma comunque, aggiungiamo noi, è utile studiarne le tendenze – oltre al realizzato. Anche perché, come sostiene Napolitano, le risposte alla crisi sono state normative, cioè consistenti in cambiamento di regole piuttosto che in trasformazioni (o innovazioni) istituzionali. Così per nove capitoli sono valutati e approfonditi, a tutti i livelli (nazionale, europeo, mondiale) e per i diversi aspetti (finanziario, economico, assistenziale, previdenziale) le innovazioni messe in opera per uscire dalla situazione critica. Napolitano nel capitolo conclusivo scrive: «Si conferma così, ancora una volta, che le grandi crisi sottopongono a una notevole tensione il sistema dei pubblici poteri, determinando ora semplici fenomeni adattivi, ora complessi meccanismi di reazione, ora organici disegni di riforma. I cambiamenti istituzionali oggi in atto investono sia le frontiere esterne dello Stato sia le sue dinamiche interne, modificando i “termini” del patto costituzionale e gli istituti del diritto amministrativo. In ambito sopranazionale, si affermano nuove forme di cooperazione e mutano gli equilibri tra Unione europea e Stati membri. In sede nazionale, sono ridefiniti i rapporti tra governi e parlamenti e quelli tra organi elettivi e apparati tecnici. I confini tra settore pubblico e settore privato registrano continui avanzamenti e arretramenti». Tutti questi cambiamenti sono tuttavia ben poca cosa rispetto alle capacità innovative della crisi del ’29, che regalò al pianeta – tra l’altro - l’abolizione della repubblica di Weimar e il potere allo NSDAP passato, tra il ’28 e luglio ’32 dal 2% al 37% dei suffragi (e di conseguenza la seconda guerra mondiale,).
Rispetto a quella, le innovazioni istituzionali causate dalla crisi in corso appaiono poca cosa, ma comunque rilevante. Nota il curatore che «Oggi nella gestione a breve termine della crisi finanziaria, il potere esecutivo ha assunto un ruolo preminente in ogni paese, sollevando non pochi problemi in ordine alla possibile alterazione di delicati squilibri costituzionali, La maggior parte delle decisioni relative al salvataggio di istituzioni finanziarie è stata presa in pochi giorni dai governi per far fronte all’emergenza ed evitare effetti di contagio. Ben presto, però, si è resa necessaria l’approvazione di specifici atti legislativi»: il che significa – e conferma – che «l’emergenza» (anche quella) economico-sociale non è gestibile con i mezzi e le procedure ordinarie. Inoltre «Lo scoppio della crisi del debito sovrano ha ulteriormente modificato i rapporti tra organi elettivi e autorità tecniche. Sulle banche centrali si è scaricata una forte richiesta politica per interventi di politica monetaria che consentissero di allentare la presa della speculazione finanziaria sui titoli pubblici»; altre modifiche sono avvenute nei rapporti tra «interno» ed «estero» (nonché pubblico e privato). Le conclusioni sulle prospettive future che ne trae il curatore sono dubbie: mentre la crisi del ’29 si tradusse in una maggiore presenza dello Stato nell’economia, secondo Napolitano non è dato prevedere quale sia – sotto tale profilo – l’esito di questa.
In altre parole ci si pone come previsione di mutamenti la stessa domanda che, mezzo secolo fa, si poneva, in termini di valutazione, Ernst Forsthoff: abbiamo troppo o troppo poco Stato? Cui il giurista tedesco rispondeva che «abbiamo troppo e troppo poco Stato, sempre nel punto sbagliato».
In relazione a tale giudizio se l’intensità della crisi per l’Italia (e non solo) è stata probabilmente amplificata dall’avere troppo Stato dove ne bastava meno e troppo poco dove sarebbe stato necessario ve ne fosse di più, non sembra che la crisi, e il modo com’è stata affrontata, consentirà di risolvere il problema, le cui radici non sono solo economiche e congiunturali.

Teodoro Klitsche de la Grange


Avvocato, giurista, direttore del trimestrale di cultura politica“Behemoth" ( http://www.behemoth.it/  ). Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009).

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