giovedì 23 febbraio 2012

Il libro della settimana: Luca Leonello Rimbotti, La Profezia del Terzo Regno. Dalla Rivoluzione Conservatrice al Nazionalsocialismo. La matrice gnostico-apocalittica di un’ideologia moderna, Ritter 2011, pp. 360, intr. di Maurizio Rossi, Euro 28,00. 



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D’ora in avanti chiunque desideri approfondire la Rivoluzione Conservatrice, che, per capirsi, sparava ad alzo zero (culturalmente parlando) contro la Repubblica di Weimar, potrà leggere un libro fondamentale per conoscerne radici, personaggi ed esiti. E anche qualcosa di più.
Parliamo del lavoro, fresco di stampa, di Luca Leonello Rimbotti: La Profezia del Terzo Regno. Dalla Rivoluzione Conservatrice al Nazionalsocialismo. La matrice gnostico-apocalittica di un’ideologia moderna ( Ritter). Non che in argomento mancassero lavori importanti, a partire da quello ormai celebre di Armin Mohler, ma il libro di Rimbotti si distingue per la duplice impostazione: oltre a “informare” vuole “formare” il lettore, richiamandosi a una precisa concezione del mondo. Per tradurla nel linguaggio del romanticismo politico: quella dei grandi sconfitti del 1945 nella "guerra del Sangue contro l'Oro"... Siamo, insomma, dinanzi all’opera di un ideologo, anche perché il testo ruota intorno a una scelta di metodo molto politica. Quale? Che la Rivoluzione Conservatrice e il Nazionalsocialismo vanno collocati in una precisa prospettiva di filosofia della storia. E non studiati fuori contesto o solo per amore dell'arte. Ci spieghiamo meglio facendo un esempio.
Il volume, dal titolo così immaginoso, può essere affiancato per qualità ideologica a un classico - ovviamente per la cultura di destra - come Rivolta contro il mondo moderno di Julius Evola: stesso sguardo metastorico, stessa profondità culturale, stessa capacità di piegare creativamente a una concezione del mondo trans-politica sapere filosofico, mitico, storico, religioso, antropologico. Diciamo che se c'è una differenza tra le due opere, va rinvenuta nella diversa formazione culturale degli autori: Evola è un filosofo, mentre Rimbotti, come i suoi lettori ben sanno, è uno storico. Differenza che però finisce per influire sul diverso apprezzamento della modernità: Evola rimane più antimoderno di Rimbotti. Il quale pare invece affascinato dalla possibilità di un uso archetipico della tecnica moderna. E con quale finalità? Recuperare - ecco l'ideologo - quel che di vivo è rimasto (molto, dal suo punto di vista) del cosiddetto modernismo reazionario, storicamente incarnato dal regime nazionalsocialista. Chiarito il punto ideologico, veniamo alla tesi del libro; tesi che riconduce il cosiddetto modernismo reazionario nell'alveo di una visione metastorica e trans-politica.
La Profezia del Terzo Regno ha indubbiamente un merito: affronta un lato spesso trascurato della questione, quello del millenarismo-profetismo neo-gnostico a sfondo rivoluzionario-conservatore e nazionalsocialista: «Noi crediamo, scrive Rimbotti, che la radice prima, l’immediato retroterra della profezia hitleriana concernente il millennio ario-germanico siano da rintracciare, oltre che nella pubblicistica strettamente völkisch dianzi accennata, anche in un preciso orientamento presente in tutta la Rivoluzione Conservatrice. Il profetismo hitleriano si saldò con collimanti aspettative, che vennero agitate in maniera sostanziale dalla quasi totalità degli appartenenti alla Rivoluzione Conservatrice. La quale, in parallelo con la tradizionale ariosofica völkisch, combinò il particolare gnosticismo apocalittico e dualista, riguardante il combattimento tra bene e male, con una visuale propriamente politica, attenta alla modernità e al momento storico-sociale in cui si trovava ad operare. Non dunque divagazioni erudite, ma collegamento con la storia. Non elucubrazioni individualiste o settarie, ma elaborazioni di un disegno sapienziale in cui storia, il destino e la vita del popolo vennero abbinati all’auspicio e all’invocazione di una strategia propriamente politica e di un dispositivo sociale che fosse d’avanguardia (…). Noi vedremo che il mito del Terzo Regno precedette di molto le speculazioni giudeo-cristiane. Derivando dalle profondità indoeuropee di un messaggio di salvezza legato a figure di lotta e redenzione, presenti nell’antico zoroastrismo iranico».
Qualche lettore, cogliendo " di pelle" il bersaglio, vi scorgerà un tentativo che rivalutando il padre del nazionalsocialismo, mette in collegamento Zarathuštra con Hitler, via Rivoluzione Conservatrice. In effetti, il Rimbotti ideologo non maschera le sue - diciamo così - simpatie trans-politiche. Perciò, oltre a rivendicare nettamente le origini precristiane (e anticristiane) dell’intero filone, ricostruisce la storia di una tradizione gnostico-apocalittica ( gerarchica e millenarista), che dai popoli più antichi, saltando ebraismo e cristianesimo ( segnati da concezioni egualitarie e provvidenzialiste), giunge, attraverso Platone, Lutero, Nietzsche (solo per fare alcuni nomi), fino a Das Dritte Reich di Moeller van den Bruck. Per poi transitare quale meta finale e «fulcro ideologico» nelle « convinzioni che mossero all’azione Hitler e i suoi seguaci», capaci di coniugare plasticamente contenuti ancestrali e tecnica moderna.
Tuttavia, come Evola, Rimbotti padroneggia talmente la materia, e ne scrive così bene, che il libro lascia il segno. Ciò però significa che sotto l’ideologo c’è lo studioso: Rimbotti ci aiuta a capire, e in modo piano, il notevole spessore dell’universo culturale che ruotò intorno alla Rivoluzione Conservatrice e al nazionalsocialismo. Un mondo con il quale è tuttora necessario fare i conti, e in modo serio. Rimbotti ne parla, senza mai rinunciare al galateo scientifico: ad esempio il Capitolo II, dedicato al cammino tedesco dello gnosticismo rivoluzionario, resta un modello di svolgimento e argomentazione. Ma va apprezzata anche la cura dedicata a note e bibliografia (quest’ultima imponente). Insomma, un libro che in primis “informa” e che perciò va letto. E soprattutto da coloro, che pur non condividendo il suo lato “formativo”, amino le grandi galoppate nelle sconfinate praterie del pensiero metastorico. Con una avvertenza: l'opera va letta tenendo a portata di mano lavori di segno diverso, come Social and Cultural Dynamics di Pitirim Sorokin, A Study of History di Arnold J. Toynbee e The Evolution of Civilizations di Carroll Quigley. Proprio per comprendere che quella di Rimbotti resta solo una delle interpretazioni possibili del rapporto fra tradizione e modernità, interpretazione che nel suo libro rinvia al faustiano dramma nazionalsocialista.
Della necessità di tale ricco pluralismo cognitivo sembra consapevole anche l’autore. Che per primo rilegge, distillando creativamente tutto ciò che può essere utile alla sua tesi, filosofi e storici di segno politico contrario, come Voegelin, Del Noce, Nolte, Mosse. Ma dove essi vedono il Leviatano, Rimbotti scorge l'Angelo Vedicatore. E, in questa chiave, a proposito di Heidegger, Rimbotti pare essere più vicino, sublimandone il valore negativo in valore aggiunto, alle tesi assai critiche di Farìas piuttosto che a quelle dei tiepidi difensori post-fascisti del filosofo. Sotto questo aspetto potremmo definire il metodo di Rimbotti, un pluralismo cognitivo metastorico e trans-politico. A nostro avviso - parliamo da sociologi - un metodo creativo. Che però rischia di attirargli le critiche della storiografia politicamente corretta e quella dei vari microspecialisti e microcultori dei più diversi approcci alla Tradizione, proliferanti a destra. Tuttavia, conoscendo Rimbotti, delle critiche dei primi sarà orgoglioso, mentre su quelle pelose dei secondi magnanimamente scuoterà il capo... Del resto di chi parliamo? Delle classiche mosche sul miele gentilmente offerto da un Rimbotti, coraggioso, se non addirittura temerario autore, nell'epoca dei microlibri mordi e fuggi soprattutto a destra, di uno studio di trecentosessanta pagine...
Del resto, lo Sturm und Drang metodologico cui Rimbotti si ispira, scaturisce da un fatto preciso: La Profezia del Terzo Regno è "anche" un libro rivolto a “formare” ideologicamente un lettore oggi purtroppo smarritosi nell' incapacitante bric-à-brac intellettuale che rischia di travolgere un' intera area politica: quella della destra, incapace nel suo intero arco intellettuale di essere seria e credibile... Un lettore che, quindi, va prima recuperato al piacere della lettura e poi (i migliori) allo studio, o se si preferisce a quella conoscenza che deve sempre precedere l'atto. Quanto alla direzione, come dire, faustiana, indicata da Rimbotti, può piacere o meno. Riteniamo però giusto che tutte le idee possano e debbano circolare. Soprattutto quando presentate in modo argomentato ed elegante, anche per qualità di scrittura, come nei libri di Luca Leonello Rimbotti.

Carlo Gambescia

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