domenica 15 gennaio 2012

Francia
Manifestazioni, nozze gay e democrazia



La manifestazione francese contro le nozze gay, definita conservatrice,  è già stata archiviata dai media,  prossimamente ce ne sarà una  di coloro che sono a favore.  Intanto in Parlamento, dove Holland sembra disporre di  una maggioranza progressista, i lavori proseguono e probabilmente  si arriverà a una legge favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso e quindi all’equiparazione delle varie “tipologie” di famiglia con  tutti i diritti (e doveri)  connessi.  
Che dire? Sul piano formale  siamo davanti a una lezione di democrazia: si può manifestare, esprimere il proprio dissenso civilmente  in piazza e  nelle sedi parlamentari,  poi però si contano le  teste   e vince chi convince e perciò consegue  più voti.  L’alternativa a questo scambio, diciamo così, di carezze, sarebbe di tagliare le teste invece di enumerarle.  Quindi nulla da eccepire.
E sul piano sostanziale? Mah… Dovrebbero esistere, come si dice, valori non negoziabili, nei quali  tutti si riconoscono. Ma basta leggere Hobbes (Leviatano, il lucidissimo I Capitolo, “Dell’uomo”), oppure aver frequentato qualche assemblea condominiale,  per capire  che una base comune sul piano dei valori non è di questo mondo. Di qui la necessaria coabitazione di valori diversi che può essere gestita solo attraverso le procedure democratiche  appena ricordate.
Naturalmente, democrazia vuole, che le maggioranze  non siano sempre le stesse.  E che quindi ogni minoranza, come -  sembra  - nel caso dei manifestanti francesi, possa diventare maggioranza.  Salvo poi accettare, di passare la mano una volta sconfitta. E così via.
Si dirà, ma questo andirivieni di minoranze e maggioranze  non favorisce il relativismo dei valori?   Non solo lo favorisce ma ne vive: democrazia e relativismo sono complementari.  Tuttavia,  esistono un minimo e un massimo di tollerabilità legati alla forza delle diverse tradizioni  culturali, religiose, sociali e politiche.  Insomma, come insegna Tocqueville, bisogna rispettare le maggioranze, ma non divinizzarle.  
Del resto minimo e massimo confluiscono sempre  verso un punto di equilibrio.  Che è sempre storico, ossia non è mai lo stesso: muta di epoca in epoca. E sta al bravo politico individuarlo di volta in volta. Ma questa forse è un’altra storia.

Carlo Gambescia  


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