giovedì 9 giugno 2011

Oggi lasciamo la parola a Saro Freni. La recensione è un esempio di equilibrio e stile, nonostante la giovane età dell'estensore e il tema, tutto sommato, ideologicamente controverso. Complimenti e benvenuto.
Buona lettura a tutti. (C.G.)
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Il libro della settimana: Vincenzo Vitale, Volti dell'ateismo. Mancuso, Augias, Odifreddi. Alla ricerca della ragione perduta, Sugarco Edizioni, 2011, pp. 174, Euro  16. 




http://www.sugarcoedizioni.it/

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 Se venir citati in un libro è segno di notorietà, essere attaccati già nel titolo vuol dire aver raggiunto il successo. Corrado Augias, Vito Mancuso e Piergiorgio Odifreddi fanno parte del ristretto club a cui è stato riservato questo privilegio, e dovrebbero esserne grati a Vincenzo Vitale, ex magistrato e fervente cattolico, il quale ha deciso di scrivere un godibile pamphlet contro di loro, i loro fortunati best-sellers, le loro idee. Il testo si intitola Volti dell'ateismo. Mancuso, Augias, Odifreddi. Alla ricerca della ragione perduta (Sugarco Edizioni) e vuole essere una appassionata, e a volte pignola, confutazione delle tesi sostenute dai tre big dell'anticattolicesimo militante.   
Molto noti al grande pubblico, ben gratificati dal mercato editoriale, sono i tre alfieri di un anticattolicesimo pop, magari un po' superficiale, ma con molti seguaci e non pochi emuli.Si dirà: sbagliano, sono approssimativi, fanno della filologia da bar. Ma vendono un sacco di copie e danno il tono al dibattito culturale sui più importanti organi di stampa. Vitale non se ne dà pace e controbatte, punto per punto, alle loro prese di posizione. Lo fa in bella prosa e con l'ausilio di un'invidiabile erudizione. Ma, mediaticamente, è un topolino contro dei giganti. Le sue bestie nere vanno in tv, un giorno sì e l'altro pure, scrivono per quel colosso dell'informazione che è la Repubblica, pubblicano per case editrici ricche e influenti. Si può obiettare che la Chiesa Cattolica non è, mondanamente parlando, un vaso di coccio. I suoi critici, anzi, ne lamentano la molesta e petulante invadenza. Vitale non è d'accordo. Per lui, la Chiesa sta sottovalutando il problema: non ribatte efficacemente alle accuse, offre un'immagine rinunciataria e denuncia un inconfessabile complesso d'inferiorità verso i suoi avversari. Anche gli alti papaveri della gerarchia, racconta Vitale, non fanno caso al fenomeno, ostentano noncuranza e, se interrogati in proposito, scrollano le spalle.
Il fenomeno in questione, nell'opinione dell'autore, si può riassumere così. La religione è sotto attacco. Questo attacco è condotto con l'aiuto dei mass media e alimenta una corposa corrente d'opinione anticlericale. I campioni di questo anticlericalismo, però, non sono i geniali nemici di un tempo - Voltaire, Marx, Nietzsche - ma dei modesti orecchianti, buoni al massimo per imbastire un talk show su temi religiosi in seconda serata. Tuttavia, nonostante la loro inconsistenza culturale, i loro libri vanno via come il pane, in una nazione di ben pochi lettori, e il loro parere è tenuto in gran conto da giornali e periodici. Odifreddi è la punta di diamante del trio. Il suo Perché non possiamo essere cristiani ha scalato le classifiche come, di questi tempi, fanno solo i polizieschi e i libri di cucina rapida. Le sue ricostruzioni storico-esegetiche vengono citate in tv o sotto l'ombrellone da quelli che la sanno lunga, per far vedere che a loro i preti non la danno a bere. Augias, sui giornali e sul piccolo schermo, è di casa. Conduce una trasmissione all'ora di pranzo e cura la rubrica delle lettere su Repubblica. L'eloquio forbito e il bel timbro vocale gli conferiscono solennità, ma quando scrive libri sul cristianesimo, predilige il ruolo di spalla, lasciando la parola ai suoi autorevoli interlocutori, accademici ed esperti del ramo. Vito Mancuso è l'ultimo arrivato sotto i riflettori. Si presenta come teologo cattolico, ma - a giudizio di Vitale - non è né l'uno né l'altro. Se i primi due, che cattolici nemmeno si proclamano, combattono la religione dall'esterno, lui cerca di smontarla dall'interno. Ne svaluta i dogmi, ne relativizza il senso, ne svuota la logica.
Il libro di Vitale dedica un capitolo ad ognuno dei tre professionisti dell'anticlericalismo. Addebita a tutti e tre faciloneria e pressappochismo. Ma soprattutto li accusa di riciclare vecchi argomenti già ampiamente confutati. Con l'aria di svelare chissà quali segreti - dice, in sostanza, Vitale - riportano all'onor del mondo logore tesi della pubblicistica antireligiosa che già avevano fatto il loro tempo nei circoli positivisti dell'ottocento. La buona riuscita di questi libri dipenderebbe, dunque, dall'ignoranza di un pubblico poco avvertito e dalla timida risposta della Chiesa, che sembra adeguarsi, almeno in parte, al triste andazzo, tanto da invitare Odifreddi e compagnia a parlare di fronte ai fedeli. Prodotti scadenti ma pompati dai media verrebbero spacciati per capolavori, favoriti da un clima ostile alla religione e da una sapiente strategia anticlericale orchestrata dai mezzi di comunicazione. Nella migliore delle ipotesi, si tratterebbe del frutto inevitabile ma guasto della tanto vituperata industria culturale, capace di vendere le più colossali patacche ai gonzi.

Questo atteggiamento percorre, seppur impercettibilmente, il libro di Vitale e rischia di cadere in un mix di snobismo e vittimismo. A parere di chi scrive, è bene che vengano pubblicati i libri di Odifreddi. Ed è bene che vengano confutati da Vitale, o da chiunque altro si voglia cimentare in questo lavoro. Ne deriverà una crescita complessiva del dibattito. Del resto, se i testi della premiata ditta Odifreddi, Augias, Mancuso trovano riscontro presso i lettori, è perché molta gente ha curiosità di sapere e non trova risposta altrove. Vitale, da questo punto di vista, non nega le colpe della cultura cattolica. Del resto, se la fede di un credente non regge ad una conferenza o ad un intervento televisivo di un professore di matematica con l'hobby della divulgazione, vuol dire che le sue convinzioni in materia religiosa erano ben poca cosa. Il confronto di posizioni, anche radicalmente opposte, è sempre meglio della religiosità svogliata dei cosiddetti cattolici sociologici, tali per pigrizia o per consuetudine familiare.
E', poi, difficile credere ad una coerente strategia anticlericale, a una trama oscura che trova spazio nei giornali e nelle riviste, nelle case editrici e nelle tv.

Ha senz'altro ragione Vitale a non sopravvalutare i lettori. In tanti comprano libri per moda, non tutti li leggono, ben pochi li capiscono. Ma è lo stesso pubblico, per così dire, a cui si rivolge la Chiesa: l'ignoranza o l'ingenuità sono egualmente ripartite tra credenti e non credenti, lettori di Mancuso e lettori di Vitale. A quest'ultimo auguriamo di vendere molte copie: se lo merita. Speriamo anche che un Odifreddi, un Augias, un mangiapreti qualsiasi, scriva un libro in risposta a Volti dell'ateismo. In tal caso, Vitale non se ne abbia a male. A parlar bene di un libro ci si mette poco: la stroncatura, invece, bisogna guadagnarsela.
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Saro Freni

Saro Freni, laureato in Scienze Politiche presso l'Università “La Sapienza” di Roma, ha vinto il primo premio della Scuola di liberalismo di Roma 2010, di cui in seguito è divenuto coordinatore. Collabora con la Fondazione Einaudi.
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