mercoledì 25 maggio 2011

Mercati e politica
Anche Standard & Poor's vota


Si possono affidare le chiavi di casa a un topo di appartamento, per giunta brillo? No. Eppure, ci si continua a fidare delle Agenzie di Rating che, pur dando i numeri ( si pensi alla tripla A assegnata ai titoli Lehman Brothers a pochi giorni dal crollo del 2008), continuano a entrare e uscire dalle nostre abitazioni (nazionali), portandosi via quadri e altri oggetti preziosi Esageriamo? E sia. Allora riformuliamo la questione: Ok, è il capitalismo bellezza! Se vuoi un prestito, devi provare di essere economicamente sano, in una parola solvibile. E chi meglio delle società rating è in grado di fare il contropelo?
Il ragionamento sembra filare, ma fino a un certo punto. Perché non è assolutamente corretto mettere sullo stesso piano un individuo in coda per un prestito e una nazione di sessanta milioni di cittadini? Tutti in fila davanti allo sportello? Ma scherziamo? Anche perché trasparenza nisba. Infatti, come non nutrire sospetti verso il taglio dell’outlook dell’Italia, passato da stabile a negativo, deciso da Standard & Poor’s?
In primo luogo, per il momento in cui cade: tra due turni di amministrative, con Maggioranza e Opposizione in piena battaglia. Va però riconosciuto, come qualcuno ha notato, che la patata bollente è rimbalzata tra le manine a forbice di Tremonti nel week end, a borse chiuse. In fondo, un trattamento di riguardo, come usano fare certi “cravattari” con i buoni clienti (le famose galline dalle uova d’oro cui c’è sempre tempo per tirare il collo…). Però, dopo il sabato e la domenica, di solito, arriva il lunedì. E la settimana in corso rischia di non essere troppo favorevole per titoli italiani ed euro.
In secondo luogo, non essendo economisti non possiamo entrare nel merito del giudizio di S&P. Però, una tantum, ci fidiamo di Tremonti, il quale coglie bene un punto: che senso ha asserire che le prospettive di crescita e di riduzione del debito pubblico, sono diminuite? Quando i fondamentali macroeconomici ( per capirsi, Pil, investimenti, consumi, risparmio, reddito, eccetera)), sono più o meno gli stessi di dicembre? Possibile che in pochi mesi la situazione sia precipitata? Mah…
Che dire infine della sciabolata di S&P sullo stallo politico italiano («political gridlock»)? E di conseguenza - e ti pareva… - circa la necessità di nuove liberalizzazioni? Ma dove è scritto che un commercialista, sia pure targato S&P, debba indicare a un cittadino per chi votare? E, guarda caso a Sinistra… Vista la reazione giuliva di Bersani & Co., subito accodatisi alla richieste di ulteriori liberalizzazioni, che - altra coincidenza… - piacciono tanto ai manchesteriani delle rottamazioni di Confindustria.
Forse sbagliamo, forse no… Ma l’affondo di S&P mostra, ancora un volta, che i mercati votano. E che votano contro Berlusconi. Non è una novità, ma dài e dài il Cavaliere rischia di rimanere per strada. E, purtroppo, l’Italia con lui. 

Carlo Gambescia

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