lunedì 28 febbraio 2011

Il linguaggio dei nuovi media 
Costi e ricavi


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Il medium è il messaggio? Dopo Mcluhan il problema è sempre lo stesso. Detto altrimenti: è più importante quel che si dice o il chi e il come? Il contenuto o la forma del messaggio?
La risposta non è facile. Perché da essa dipende la corretta valutazione dei nuovi media, che a detta di alcuni avrebbero universalizzato i contenuti del nostro linguaggio, mentre secondo altri no. Diciamo che la verità è nel mezzo.
Studi recenti provano che il linguaggio dei giovani, soprattutto la generazione cresciuta a pane e Internet, è mutato, universalizzandosi, anche grazie all’uso del basic english di tipo informatico. Vocaboli come cliccare, craccare, eccetera sono entrati nel linguaggio comune. Come del resto è ben documentata la rilevanza dei Social Network (altro termine nuovo), teatro di fiorenti incontri amicali: reti fiduciarie che si esprimono attraverso linguaggi nuovi di zecca e ricchi di accattivanti richiami informatici. Ad esempio, oggi non si è più in casa o meno, ma si è on-line/off-line…
Inoltre, grazie allo sviluppo della telefonia cellulare e delle chat il linguaggio degli sms ha prodotto una vera e propria neo-lingua. Ecco un piccolo esempio tratto da un’inchiesta giornalistica: « Cmq sec. me se stas. c6è meglio così parl1po; se inv. nn c6fa niente». Tradotta in italiano la frase suona così: «Comunque secondo me se stasera ci sei è meglio, così parliamo un po’; se invece non ci sei non fa niente». Morale: la prima è di quaranta caratteri la seconda di sessantaquattro. Il che significa un congruo risparmio di tempo e denaro.
Tuttavia quel che si guadagna in quantità forse lo si perde in qualità: il medium pc, ad esempio, avvicina e allontana troppo in fretta, basta un clic per escludere, pardon bannare, chiunque all’improvviso non piaccia più a un cuore narciso.

Inoltre, la lingua di una chat resta priva delle sfumature che spesso “fanno” la differenza culturale tra individui. Perciò viva l’universalismo-egualitarismo dei nuovi media? Certo. Anche se impone, come sta avvenendo, un prezzo da pagare: si comunica velocemente con troppe persone e il più delle volte in modo superficiale. Onestamente, contabilizzare cinquemila amicii su Facebook significa veramente spezzare il pane dell'amicizia? Mah...
Superficialità, che per certi aspetti ricorda nei contenuti la diffusione del libro a stampa nel Cinquecento, segnata dal prevalere di una letteratura facile e popolare. Che però favorì lo sviluppo dell’alfabetizzazione e delle moderne istituzioni democratiche.
Ciò significa che Internet, grazie alla sua icasticità comunicativa, potrà influire, e in misura maggiore del libro, sulla capacità di mobilitazione politica della gente (si pensi, per ora, all’influenza dei Social Network sui movimenti di protesta, anche di segno opposto, dai no-global ai tea party). Oppure potrà potenziare l'arma, non proprio felice, del gossip politico, come nel caso delle sopravvalutate "battaglie" di WikiLeaks.
Resta però una controindicazione: lo strapotere del politicamente corretto, oggi molto forte soprattutto negli Usa, patria dei nuovi media. Infatti, i controlli linguistici su Internet, in base a parole chiave sono notevoli. Talvolta basta poco per essere individuati e bannati. Ovviamente, anche a Cuba le cose non vanno meglio…Anzi. Il che però significa che potere economico e politico sono sempre in agguato.
Insomma, il bicchiere può essere visto come mezzo vuoto o mezzo pieno. Fermo restando che in ultima istanza, come scriveva Ferdinand De Saussure, il padre della linguistica moderna, la radice del linguaggio è nell’interiorità dell’individuo. E perciò l’uomo, alla fin fine, sa sempre cosa è bene per lui. Quindi - botta di ottimismo inizio settimana - nessuna paura, ce la caveremo anche con Internet.

Carlo Gambescia


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