giovedì 27 gennaio 2011

Il libro della settimana: Luciano Pellicani, Anatomia dell’anticapitalismo, Rubbettino 2010, euro 20,00 .

http://www.rubbettino.it/rubbettino/public/home_re.jsp

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Luciano Pellicani è un bravissimo capitano di lungo corso, capace di navigare, come pochi in Italia, nei mari tempestosi della sociologia storica comparata. I suoi libri hanno solcato gli oceani della rivoluzione, della modernizzazione, del totalitarismo, sempre con taglio originale e conoscenza di autori poco frequentati qui da noi.
Ora è giunto il turno dell’anticapitalismo. Argomento al quale Pellicani ha dedicato un succoso libro: Anatomia dell’anticapitalismo (Rubbettino, Soveria Mannelli 2010, euro 20,00). La base teorica del lavoro rinvia decisamente ai suoi precedenti studi sullo gnosticismo politico. Tradotto: sui « rivoluzionari di professione», quali portatori di un sapere eversivo, rivolto a costruire l’uomo perfetto. Ma come? Se serve, anche attraverso un catartico bagno di sangue… E tra le istituzioni da abbattere, per lo gnosticismo anticapitalista, c’è la Mammona del Nuovo Testamento, reincarnatasi nel capitalismo.
Pellicani individua un filo rosso che dal cristianesimo pauperista giunge ai totalitarismi novecenteschi e al noglobalismo radicale. Perciò quel che scrive a proposto del comunismo può valere per tutto l’anticapitalismo. Si tratta, nota Pellicani di «una guerra permanente basata sull’alchimistica idea che lo sradicamento dello scambio avrebbe rigenerato la natura umana, corrotta dalla maligna istituzione - la proprietà privata - che disintegrando l’Unità originaria, aveva scatenato il bellum omnium contra omnes. Detto con il lessico di Kant, distruggendo il capitalismo, i bolscevichi erano ciecamente convinti che sarebbero riusciti a raddrizzare il “legno storto dell’umanità” ».
In questo senso l’anticapitalismo è un rifiuto dell’ uomo così com’è, con le sue debolezze. Al quale, come sottolinea Pellicani, si continua a opporre l’uomo nuovo perfetto, «che verrà», una volta eliminati scambi commerciali ed economia privata. Siamo perciò davanti a una pericolosa utopia.
Il libro è ricco di analisi circostanziate. Pellicani, con il piglio che gli è proprio, smantella autori e luoghi comuni. Come quello ad esempio di porre alle origini del capitalismo il cristianesimo, oppure, con buona pace di Weber, puritanesimo e calvinismo. E così una dopo l’altra, cadono le teste di Padri e Dottori della Chiesa, di accesi Riformatori, dell’autarchico Rousseau, il padre del moderno anticapitalismo. E poi di Marx, Engels, Lenin, Adorno, Horkheimer, Marcuse e altri ancora.
Tutto ciò però non implica la difesa d’ufficio del capitalismo puro. A tale proposito Pellicani traccia un realistico ritratto di Hayek, evidenziane la contraddizione di fondo: «Tutta la sua macchina argomentativa è finalizzata a dimostrare che è imperativo compiere una scelta secca: “O il mercato (e la libertà) o la giustizia sociale; o la giustizia sociale o il mercato (e la libertà) tertium non datur ”. Ma poi, quasi spaventato dal suo radicalismo, Hayek si dice favorevole alla protezione di coloro che per cause oggettive, non hanno alcuna capacità di mercato. E chi mai dovrebbe provvedere a tale protezione, se non lo Stato? Il quale evidentemente, non può limitarsi a stabilire le regole del gioco che si svolge sul mercato e a farle rispettare. Deve farsi carico di una funzione di natura essenzialmente etica: quella, per l’ appunto, di proteggere con azioni positive, i deboli e gli indifesi. Il che dimostra che non è lecito identificare la società civile con il mercato”. Occorre perciò, conclude Pellicani, evitare di contraddirsi come Hayek. Ma in che modo? Privilegiando “un principio che trascende la sfera economica in quanto proclama che tutti gli individui (…) devono essere trattati come fini e non come semplici mezzi e che di conseguenza, essi non possono essere oggetto di compravendita». Principio che Pellicani vede storicamente incarnato nel «compromesso socialdemocratico», cui è dedicato l’ultimo capitolo del libro. Ma questa è un’altra storia.


Carlo  Gambescia 

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