venerdì 21 gennaio 2011

Ecco l’ abituale, e sicuramente gradito, post dell’amico Teodoro Klitsche de la Grange. Un bel "pezzo" dove si parla di Ruby e Berlusconi, ma anche di Montesquieu, Pannella, Bersani e del collegio Smolny, il famoso educandato zarista per signorine di buona famiglia… Castigat ridendo mores? Non solo.
Buona lettura. (C.G.)

Alla sinistra 
piace lo Smolny
di Teodoro Klitsche de la Grange




A vedere quell’entusiasmo di manifestanti che brindavano a champagne non appena conosciuta la sentenza della Corte costituzionale sul legittimo impedimento, c’era da chiedersi: perché così allegri?
Una quindicina d’anni di processi a Berlusconi non sono riusciti a far capire a larga parte della sinistra impegnata che Berlusconi (forse) non ha la capacità di Re Mida di trasformare in oro ciò che tocca, ma di sicuro possiede quella di convertire gli atti giudiziari (che lo riguardano) in voti. Per il sultano di Arcore un avviso di garanzia vale almeno mezza dozzina di collegi senatoriali, un rinvio a giudizio tre regioni, una sentenza di condanna l’en plein alle politiche. Molti anni fa, scrivendolo, mi chiedevo se la via migliore per archiviarlo politicamente non fosse quella, inversa, di provare a santificarlo - l‘impresa mi rendo conto, non è facile – o quanto meno di non evidenziarne certi aspetti, attinenti al privato e non al pubblico (o più al primo che al secondo), che lasciano indifferenti la maggioranza degli italiani, se non addirittura suscitano in qualche misura, sollievo, emulazione e/o solidarietà.
Perché, quando gli italiani vedono il cavaliere occupato con le varie Ruby, Patrizia, ecc. e ricordano le imprese degli ultimi governi di centrosinistra, non pensano tanto al gallismo del premier, ma soprattutto che, tutto occupato com’è a mettere le mani addosso alle predette, non può usarle per sfilare il portafoglio dalle loro tasche: l’attività preferita, quando governava, dell’opposizione.
E’ bastato che saltasse quel modesto “tappo” del legittimo impedimento, perché il gossip giudiziario-mediatico riprendesse a tutta forza. Anche se si avverte qualche ripensamento sull’utilità di tale bombardamento. Un paio di giorni fa si chiedeva il giornalista del TG di Sky perché quasi tutta la stampa non governativa – cioè la maggioranza – avesse bandito dalle prime pagine o non evidenziasse troppo l’ultima inchiesta della Procura milanese, mentre quella di centrodestra l’avesse “sbattuta in prima pagina” e “gonfiata”al massimo. Probabilmente perché gli uni e gli altri ritengono notizie del genere controproducenti per la sinistra (e annessi e connessi) e, di converso ghiotte per il centrodestra.
Occorre aggiungere due riflessioni, ambedue sul patrimonio ideale della sinistra. Dopo il crollo del comunismo è chiaro che l’immaginario di questa è stato amputato del piatto forte: la prospettiva millenaristica e liberatoria contenuta nel messaggio marxiano, finito in un implosione senza (o con pochi) danni (grazie a Dio!), ma nell’indifferenza generale. Dopo tanta gente morta per instaurarlo, e altrettanta uccisa per consolidarlo, non s’è trovato uno disposto a rischiare la pelle per difenderlo: sicura garanzia ch’era morto nel cuore della gente (e che non risorgerà).
Orfana dell’uomo nuovo e della società senza classi, per la sinistra è stato giocoforza dotarsi di idee-forza nuove che sostituissero quelle. Da qui, e dall’invadenza di un certo moralismo azionista come dall’attivismo delle procure, il tutto fuso alla bell’e meglio e, soprattutto, sostenuto da un (maggioritario) apparato mediatico (frutto – anche – di un cinquantennio d’egemonia), la sinistra (e il centro-sinistra) ha sostituito Das Kapital con Cuore, la società senza classi con la virtù e l’ “Internazionale” con l’aria di Don Basilio (la calunnia è un venticello….)... E così equipaggiata è andata a muovere guerra al Nemico pubblico. Con risultati modesti. Ma, data la riduzione delle capacità di coinvolgimento non c’era da attendersi di meglio. Come mito, indubbiamente la lotta di classe non ha confronti con la pudicizia; Che Guevara funziona sicuramente meglio dell’on. Scalfaro o Ho-chi-Min dell’on. Prodi. Nascondersi dietro due vecchi notabili democristiani forse è rassicurante ma deprimente (l’elettorato) .
Un po’ meglio pare funzionare la virtù; ma ahimè l’intera sinistra (ed alleati) nelle campagne rubyfacenti commette l’errore da cui Montesquieu – che reputava, la virtù principio di governo della democrazia (e quindi a questa indispensabile) - metteva in guardia i lettori dell’Esprit des lois fin da L’Avertissement preliminare: di non confondere la virtù pubblica (quella che è principio di governo) con la virtù privata (del bonus paterfamilias tutto casa e chiesa). Mentre è proprio quello che l’opposizione sta facendo perché misura la capacità e l’azione di governo di Berlusconi (che non sono il massimo, ma comunque largamente superiori a quelle dell’opposizione) in base ai suoi “vizi” privati. Come se il forte interesse per le belle ragazze compromettesse l’azione di governo. Avevano più acume politico i legionari di Cesare durante il trionfo a ridere della incontinenza (bisessuale) del loro comandante, con il quale avevano tante volte rischiato la vita in battaglia, confinando così nel privato il letto di Cesare, che la stampa a metterlo in piazza.
E, per concludere: dov’è andata a finire la “Società radicale” e quella tendenza liberatoria (anche del sesso) della sinistra (da Reich a Pannella, tra i molti) che la connotava ai tempi del grigiore democristiano? Fa impressione vedere una persona seria come l’On. Bersani, uno dei pochi Ministri dell’ultimo governo Prodi uscito dignitosamente da quella esperienza tragica per la sinistra (tre milioni di voti persi!) dire alla TV, come se fosse la madre badessa del convento delle clarisse, che le ragazze non devono frequentare vecchi signori né i party nelle ville dei ricconi, ecc. ecc.. Non perché tali consigli siano disprezzabili, ma perché entra in un ruolo che non è politico quanto educativo (e soprattutto, privato). Tant’è, e a me fa venire un dubbio: che una sorta di “revisionismo” sia entrato, e massicciamente, nella sinistra? Che così, nostalgica dell’uso pre-rivoluzionario dello Smolny (il celebre educandato zarista per signorine di buona famiglia), dopo il crollo del mito dell’Ottobre, abbia deciso di riconvertirvisi tutta.

Teodoro Klitsche de la Grange
.

Avvocato, giurista, direttore del trimestrale di cultura politica“Behemoth"(http://www.behemoth.it/ ) Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009).

Nessun commento:

Posta un commento