giovedì 18 novembre 2010

Il libro della settimana: Joscelyn Godwin, L’illuminismo dei teosofi. Le radici dell’esoterismo moderno, Edizioni Settimo Sigillo, Roma 2009, pp. 544, euro 29,50 .

http://www.libreriaeuropa.it/scheda.asp?id=5362&ricpag=1

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Ecco un libro che andrebbe letto in compagnia di un piccolo classico filosofico (magari aulicamente su un leggìo a due posti...) : Dialettica dell’illuminismo di Adorno e Horkheimer. Parliamo naturalmente del bel volume di Joscelyn Godwin, L’illuminismo dei teosofi. Le radici dell’esoterismo moderno ( Edizioni Settimo Sigillo, Roma 2009, pp. 544, euro 29,50), uscito nella eccellente collana “Giano – L’altra storia”, che ormai ha superato la boa dei dieci volumi (e che volumi...), diretta dal dottissimo Marcello De Martino.
Perché, dicevamo, Godwin, Adorno e Horkheimer andrebbero letti, come si esprimevano i nonni, “di conserva”? Per una ragione fondamentale. Godwin - uno storiografo dell’esoterismo prestato alla musicologia (ma questa è un’altra storia…) - si inoltra con intensa partecipazione nello studio dei fitti legami tra illuminismo inglese e teosofia, occupandosi in particolare dell'ambigua circolarità tra scetticismo, spesso distruttivo, della ragione e fascino verso sempre "ragionevoli" trasformazioni spirituali, Si tratta di un complesso processo storico culminante nella “Società Teosofica”, fondata dalla Blavatsky, e nel successivo pullulare dei vari correntismi spiritualistici, tuttora imperversanti tra Oriente e Occidente. Processo, già ben delineato sul piano filosofico e anti-tecnocratico, da Adorno e Horkheimer. Parliamo della famigerata dialettica tra ragione (buona), aperta a spirito e natura da un lato, e razionalità strumentale (cattiva) , dominatrice di uomini e cose dall'altro: un'autentica costante dell’illuminismo moderno. Di qui il nostro consiglio di leggere i due libri insieme. Anche perché, in fondo, il teosofismo resta una specie di tecnocrazia dello spirito, certamente blanda, ma pur sempre tecnocrazia...
Ovviamente, semplifichiamo, per linee guida, un testo, quello di Godwin, ricchissimo di sfumature, perfino “umane troppo umane”, come rileva Dana L. Thomas, il traduttore e prefatore italiano, e come provano undici pagine di Indice dei nomi. Per non parlare delle diciassette di Bibliografia.

Acutissima questa riflessione finale, dove Godwin si (e ci) concede il lusso di spingersi fino a sezionare sapientemente l'attualità.

“ In conclusione, sembra che, nei primi anni del Novecento, si stesse creando un terreno comune tra occultismo, buddismo e la tradizione gnostica occidentale. Oriente e Occidente si erano separati, ma solo su un certo livello. Gli spiritisti londinesi non soppotavano la filosofia induista; e l’esoterismo cristiano di C.G. Harrison non si conciliava con il buddismo di Allan Bennett, di scuola Hinayana. Tuttavia, la Società Teosofica aveva sempre coltivato lo scopo di abbattere le barriere tra religioni e popoli, di ‘formare il nucleo della Fratellanza universale dell’umanità senza distinzione di razza, di religione, di sesso, di casta o di colore’. La Blavatsky (…) credeva senz’altro che l’Occidente avrebbe fatto meglio a guardare verso Oriente se voleva conoscere la vera filosofia (…). Di conseguenza, la sua Società con i relativi membri e affiliazioni, divenne il principale veicolo per la penetrazione nelle coscienze occidentali delle filosofie induiste e buddiste, non solo dal punto di vista dello studio accademico ma come qualcosa che valesse la pena abbracciare. In questo modo, i teosofi aprirono la strada ai migliori, ed ai peggiori, tra i guru orientali che si sono stabiliti in Occidente. Hanno introdotto nel linguaggio di tutti i giorni concetti come karma e reincarnazione, meditazione e cammino spirituale. Insieme con la tradizione dell’occultismo occidentale, hanno origine, tra i teosofi, quasi tutti i presupposti del movimento ‘New Age’, il loro aspetto essoterico in cui non esiste per niente una scissione tra Occidente e Oriente” (…) . Nessuna civiltà precedente ha mai avuto l' interesse, le risorse o la spinta interiore ad inglobare il mondo intero nel proprio abbraccio intellettuale; a prendere il passo tremendo di rinunciare alla propria tradizione religiosa e persino profanarla, nella ricerca di un punto di vista più aperto e più razionale” (pp. 504-505)
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Detto altrimenti: per l’"illuminismo teosofico", la stessa mano che propinava il veleno (il razionalismo strumentale) doveva fornire l’antidoto (il razionalismo spiritualistico).

Ovviamente, così non è stato. E Godwin, Adorno e Horkheimer ci spiegano perché

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