lunedì 8 novembre 2010


Da Malinowski al welfare state
Antropologia dello stato sociale

Bronisław Malinowski (1884 -1942)


In una buona pagina di Crime and Custom in Savage Society Bronislaw Malinowski scrive:
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“(…) Il sistema è basato su un sistema molto complesso di dare e ricevere, che rinvia al fatto che a lungo termine i servizi reciproci si bilanciano. La vera ragione per cui questi obblighi economici sono osservati, e osservati scrupolosamente, è che l’inosservanza colloca l’individuo in una posizione intollerabile, mentre la negligenza nel loro adempimento lo copre di obbrobrio: l’uomo che disobbedisce persistentemente agli obblighi legali nei suoi affari economici si troverebbe subito fuori dell’ordine economico e sociale, ed egli è perfettamente cosciente di questo. Comprove sono fornite al giorno d’oggi, quando un certo numero di indigeni, per indolenza, eccentricità o spirito di impresa non conformistico hanno scelto di ignorare gli obblighi del loro status, e sono automaticamente diventati parassiti dei bianchi”. (trad. it. Diritto e costume nella società primitiva, New Compton 1972, pp. 78-79).
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Malinowski pur occupandosi di una società “primitiva” pone due importanti questioni sociologiche: quella del dare-avere qualcosa in cambio di qualcos’altro (reciprocità, come "a priori" sociale); e quella della regolazione sociale del dare-avere (obblighi di status, come altro, e non meno importante, "a priori sociale").
C’è anche un accenno allo “spirito di impresa” come fattore anti-reciprocitario e di esclusione sociale (nei termini di violazione degli obblighi di status).
Ecco, più modernamente, sarebbe interessante ragionare sulla possibilità di riproporre all’interno del capitalismo una logica reciprocitaria e di tipo equitativo. Dove, per dirla con Malinowski,
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“ogni atto [abbia] il proprio posto e [debba] essere effettuato senza fallo [dove] ognuno [sia] ben cosciente della sua esistenza e [sappia], in ogni caso concreto. Prevederne le conseguenze” (Ibidem, p. 79).
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Il primo strumento potrebbe essere di tipo meritocratico ( a ciascuno secondo il merito); il secondo di natura solidaristica (a ciascuno secondo il bisogno). Ma come conciliarli? Come gettare un ponte tra merito e solidarietà?
Vanno qui ricordate le due soluzioni fino ad oggi proposte: carità privata e assistenza pubblica (welfare state).
La carità privata riflette i doveri di chi abbia avuto molto dalla vita; l’ assistenza pubblica rispecchia i diritti di chi abbia avuto poco… Ma come stabilire il dovere e il diritto al molto e al poco? Come conciliare la mobilità sociale del capitalismo con la stabilità e consapevolezza dei diritti e dei doveri? Come consolidare gli status - e quindi la reciprocità di doveri e diritti - in una società dove, almeno in linea teorica, il povero può diventare ricco e il ricco povero?

Carlo Gambescia

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