venerdì 2 luglio 2010

A che servono i premi letterari?

Il celebre Premio  Bagutta ( dall'omonimo  ristorante milanese). Qui la storia: : http://www.storiadimilano.it/citta/Porta_Orientale/bagutta.htm


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A che servono i premi letterari? All’estero, in genere, si traducono i libri italiani che ne hanno vinto uno tra i cosiddetti importanti. Ma c'è una controindicazione: i redattori editoriali stranieri, un po' per pigrizia un po' per giustificata disistima, ormai preferiscono inviare all'ufficio commerciale la solita scarna "schedina" editoriale sul "libro di un italiano"... E così il romanzetto di Serie B o C dello scrittore “laureato” in una delle tante sudate serate estive finisce sulla scrivania di una specie di ragioniere… Si tratta quasi sempre di libri mediocri, che spesso grazie all’effetto premio, riescono a scalare fasulle classifiche di vendita. Romanzi che si contendendo non i "lettori veri" ma i "clienti" delle librerie Feltrinelli e catene di Sant'Antonio varie. Gente che lascia i libri a metà o neppure li comincia. Perché comprare un libro non significa leggerlo.
Insomma, roba da ridere. Veramente. Basti solo osservare il regolamentare ghigno di soddisfazione, tipo jena ridens di successo, del vincitore o della vincitrice di uno dei tanti premi letterari. L’unica replica onesta potrebbe essere il pernacchio… Purtroppo non viviamo in un mondo di persone oneste. Oggi bisogna essere concavi e convessi… Ribelli, ma con la piega sui pantaloni… A cominciare dai critici letterari.
Diciamo allora che i premi non servono al “progresso” della cultura, ma neppure al “regresso”. Ma soltanto a ungere la megamacchina di un’editoria, non solo italiana, che va avanti per avida inerzia, sempre più priva di idee, buoni direttori editoriali, autori di valore… E che ormai insegue solo i gusti di grana grossa del mercato dei diritti televisivi e cinematografici…
I premi riflettono una vuota cultura dello stallo: dove i lettori svegli (sempre di meno), come nel gioco degli scacchi, cadono sotto scacco, qualunque libro comprino. Mentre i romanzi buoni, che potrebbero uscire, sono immobilizzati. E solo perché la megamacchina vuole sicuri ritorni di capitale investito… Chiede, non importa come, di papparsi la sua quotidiana libbra di profitti. Anche al punto di cadere nel ridicolo.
Concludendo, come abbiamo già accennato, proprio roba da pennacchi, pardon pernacchi. 

Carlo Gambescia

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