venerdì 11 giugno 2010

Polemiche
Dietrologia, 
osservazioni semiserie




A chi giova la dietrologia? Ai dietrologi. In genere annidati nelle redazioni politiche e giudiziarie dei quotidiani. I nomi più o meno sono noti. E poi le liste di proscrizione non ci sono mai piaciute.
E come funziona? Una quasi ipotesi di qua, una mezza parolina di là. Un “si dice” di sopra, un “si dice” di sotto. Et voilà il gioco è fatto: si finisce per discutere non più dei fatti reali, ma delle reinvenzioni, se non invenzioni, dei dietrologi in servizio permanente effettivo.
Un amico scomparso, che apparteneva alla pur nobile categoria dei giornalisti, una volta raccontò, che specie quelli del politico, trovandosi a corto di notizie o di voglia di lavorare, spesso preferiscono inventare… Subito seguiti a ruota dai colleghi della giudiziaria...
Ad ogni buon conto, “ la Repubblica” ha rialzato le vendite grazie a certe presunte voci sulla vita sessuale di un Berlusconi, quasi soffocato sotto piramidi di carnose veline... Sexy-spericolatezze di gruppo, ancora tutte da provare. Ma che dire de “il Giornale” che ha massacrato quel povero Cristo di Boffo? Per poi scusarsi… Che tristezza, ma purtroppo è così: Feltri vede comunisti persino sotto il letto, Padellaro scorge invece ali di pipistrello spuntare dalle scapole del Cavaliere.
Ormai le vicende di Berlusconi e dei suoi avversari, assomigliano a una spy story… E si sa i thriller politici vendono. Per non parlare delle intercettazioni a singhiozzo: vera specialità del Corrierone. Grazie alla famosa tecnica del lanciare il sasso e poi nascondere il Galli della Loggia… Va detto chiaro e tondo: la dietrologia oltre certi livelli intossica. Producendo effetti di ricaduta sul piano della sensibilità comune spicciola.
Tanto per dire una. Un amico insegnante , dopo aver messo un votaccio al classico "Pierino" di tredici anni, si è sentito rispondere: “A professò sei ‘no schiavo de Berlusconi, se ero ricco, nun me mettevi quattro”. E non finisce qui: giorni fa, in autobus, dopo un brusca frenata dell’ autista in gaia conversazione al cellulare, un vecchietto, con un fez di lana rossa, barcollando, ha gridato: “ E mo’ dite che è colpa de Berlusconi pure questo”. Intorno ilarità, cessata però di colpo appena una specie di King Kong, che sovrastava minacciosamente il sottoscritto e il vecchietto, se ne è uscito lapidario: “Se l’autista frena, è perché è nervoso. Ed è nervoso perché non viviamo in una democrazia per colpa di Berlusconi”.
Si dirà: storie di ordinaria follia. E sia.
Ma che pensare del “popolo viola”, composto soprattutto di giovanissimi? Che fa veramente paura. E non per gli slogan che condannano il colore “cacarellato” del capelli (pochi) del Cavaliere. O quando masochisticamente, davanti a Montecitorio, invoca compiaciuto, ad uso e consumo delle telecamere, l' orwelliana società delle intercettazioni. Ma quando - con la scusa di dare del fascista a Berlusconi - ricicla il mito falso e pericoloso del nuovo fascismo alle porte... Per certi "dietrologisti" all’ultimo stadio, in particolare quelli de “Il Fatto quotidiano” (giornale che potete trovare nelle migliori procure), si deve partire da Gelli e arrivare a Berlusconi: tratta unica, senza biglietto di ritorno. Anzi a “Benito (Licio) Berlusconi” (il copyright però è di Antonio Di Pietro). E i giovani, abboccano, come il "Pierino" di cui sopra. E i King Kong pure…
Cari ragazzi non siamo alla vigilia di un nuovo 28 ottobre 1922. Dove sono gli squadristi di Berlusconi? Hanno forse bruciato la sede de “Il Fatto Quotidiano”? O incendiato le cooperative sociali del popolo viola?. E soprattutto la magistratura non sembra allineata con il nuovo “Benito (Licio) Berlusconi” come invece accadde con il Mussolini vero… Anzi i giudici sparano ad alzo zero sulle “camicie azzurre” del PdL. E - fatto fondamentale - non stiamo vivendo il remake della Grande Guerra, quella 1914-1918. Quando la terribile vita delle trincee cancellò nei reduci qualsiasi abitudine al vivere civile e alla democrazia. 
A volte studiare un po’ la storia non guasterebbe. Ma i primi responsabili di queste “bubbole” , abbracciate ingenuamente dai giovani e spesso dalla gente comune, sono i dietrologi delle redazioni. Che qualche anno di università dovrebbero pure averlo alle spalle. O no? 


Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento