giovedì 27 maggio 2010

Oggi pubblichiamo la recensione dell'amico Nicola Vacca. Scrittore, poeta e critico letterario, già noto agli amici di "Metapolitics".
Buona lettura, anche ai finiani di ultima "generazione" ... (C.G.).

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Il libro della settimana: Salvatore Merlo, La conversione di Fini. Viaggio in una Destra senza Berlusconi, Vallecchi Editore, Firenze 2010, euro 16,00.

http://www.vallecchi.it/


Le capriole e gli strappi di Gianfranco Fini di questi ultimi anni hanno provocato un piccolo terremoto nel mondo politico. Questo è sicuro. L’ex leader di Alleanza Nazionale ha intrapreso un cammino tutto personale e discutibile verso inaspettate posizioni laiche( il più delle volte laiciste) rispetto alla sua area politica di provenienza. Gianfranco Fini ha liquidato con Alleanza Nazionale la destra per dire sempre più cose che piacciono alla sinistra.
Salvatore Merlo, giornalista parlamentare del Foglio di Ferrara, dedica al presidente della Camera l’ennesimo libro. Il titolo è eloquente La conversione di Fini .Viaggio in una Destra senza Berlusconi (Vallecchi editore, pagine 220, euro 16). Merlo ci dice che Gianfranco Fini si è convertito. Però non si sbilancia nel affermare se questa conversione sia vera o fasulla.
Certo che nella spiegazione dell’anatomia della conversione, Merlo esordisce con un fatto sbagliato. Secondo l’autore, l’ex leader di An ha rinunciato alla condizione sicura, che veniva dall’essere padrone di un partito al 12 per cento, e ha accettato di calarsi all’interno del Pdl.
In realtà non è così, e i fatti di questi giorni lo dimostrano. Fini non ha mai apprezzato il predellino, e il suo partito non godeva ottima salute. Se poi ci mettiamo che i rapporti del capo con i suoi colonnelli si erano deteriorati i conti tornano. Anzi non tornano, perchè da buon carrierista Gianfranco Fini aveva capito che se fosse andato alla conta elettorale da solo An avrebbe preso una bella batosta. A capo chino si è genuflesso davanti al Cavaliere, e si è fatto promettere in cambio lo strapuntino della presidenza della Camera.
Nel libro di Salvatore Merlo non ci sono tesi interessanti, né pensiero critico. Il giornalista racconta lo spirito dei tempi finiani, quelli della presunta moderna destra de-ideologizzata e nei fatti postberlusconiani. Infatti, da aspirante finiano Merlo dice che Gianfranco Fini non ha fatto altro che adeguarsi ai tempi che corrono.
Com’è adesso Gianfranco Fini senza An? Merlo passa in rassegna la “macchina da guerra”del presidente composta dalla Fondazione Farefuturo, che confeziona ad hoc le esternazioni finiane. Con esagerata ammirazione poi parla del "Secolo d’Italia". “Piccolo gioiello ed è lo strumento ficcante della comunicazione d’avanguardia dell’universo finiano.Diretto dall’energica e timida Flavia Perina con Luciano Lanna, il Secolo è l’oggetto più odiato dai colonnelli e forse più amato da Fini. Il Secolo è in ogni mazzetta che si rispetti, è a Montecitorio e a Palazzo Madama, è nelle rassegne stampa e passa da tutte le redazioni dei quotidiani italiani”. Peccato che “l’informato” Merlo abbia omesso di dire che il Secolo in versione laicista vende a mala pena settecento copie. Insomma, un giornale senza lettori che arriva negli ambienti che contano.
Non si sbilancia più di tanto Merlo nella spiegazione del finismo, preferisce rimanere abbottonato e distaccato. Infatti, senza scontentare nessuno, afferma che Fini senza un partito risulta più forte e autorevole.
In realtà la conversione di Gianfranco Fini è una contraddizione tutta da spiegare, soprattutto in merito a quelle non evangeliche, cui Merlo dedica un intero capitolo. Sono proprio queste che hanno portato il presidente della Camera su posizioni laiche e libertarie .Il presidente adesso le propaganda in ogni luogo e nel libro che il suo ghostwriter gli ha scritto. Peccato che tutti quegli autori importanti che sono citati nel libro, Fini non li abbia mai letti. Ma ad avere nel suo staff il finiano(?) e colto Aldo Di Lello può sicuramente giovare alla costruzione di una destra laica e deo- ideologizzata.
Quello che più mi stupisce non è la conversione di Fini, ma quella di Alessandro Giuli, che nel suo saggio Il passo delle oche massacrò Fini e il suo partito.
Nella prefazione al libro del collega Merlo scrive: “Oggi Fini riesce a farsi notare perché ha delle idee da far pesare nel mercato della politica italiana e europea”. Qualcosa non torna. Aveva ragione Karl Kraus. Quando si deve onorare un principe si chiudono le scuole, si interrompe il lavoro e si arresta il traffico. E, aggiungiamo noi, si rimettono le oche nel recinto.
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Nicola Vacca


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