martedì 15 dicembre 2009

Berlusconi, l’Italia e il ciclo dell’odio sociale



Sarà molto difficile tornare indietro. Il clima di odio sociale tra i sostenitori di Berlusconi e i suoi avversari ha praticamente superato il punto di non ritorno. Nonostante la sanguinosa aggressione di Piazza del Duomo, gli uni e gli altri insistono nel “farsi del male”, per ora, verbalmente. E’ singolare come un popolo - parliamo di quello italiano - tenda, come attratto da una specie di magnetismo storico e politico, a commettere sempre gli stessi errori. E a muoversi, da novant’anni, nell’alveo di una mai sopita "guerra civile" tra rossi e neri…
A questo punto riteniamo che il ciclo dell’odio dovrà fare il suo corso completo. E potrà fermarsi solo con la completa vittoria politica degli uni o degli altri. Salvo poi essere "travasato" (e veicolato) dai vincitori in una formula politica di legittimazione. Come è stato per l’antifascismo, e prima ancora per il fascismo… Purtroppo per liberarsi dalla "propria storia", se mai un popolo vi riesce, occorrono secoli e secoli.
Si preparano perciò tempi molto difficili. Con o senza Berlusconi.
In questo quadro, pur compromesso, quale dovrebbe essere l’atteggiamento dei media? Sicuramente quello di un richiamo pressante alla ragione politica. E come? “Ammorbidendo” subito il linguaggio. Ma purtroppo la magnetica forza delle cose (politiche e storiche) e degli interessi (economici) sembra spingere i media altrove.
Diverso potrebbe essere il discorso per la Rete. Dove la forza delle cose e degli interessi di cui sopra, non ha ancora assunto un ruolo determinante. Soprattutto perché vi prevalgono i giovani, in teoria non ancora corrotti dal "modello" storico-antropologico della “guerra civile”… Invece anche on line sembra prevalere il più insulso estremismo. Spesso promosso da terze e quarte file della politica e della cultura, oggi ingrigite: un atteggiamento narcisistico e irresponsabile che non promette nulla di buono.
Dal momento che l’apologia di reato resta apologia di reato, anche se ultramodernamente veicolata attraverso FaceBook. E con la libertà di pensiero non c’entra nulla. Inoltre la “celebrazione” del gesto di Tartaglia, nella sua bieca stupidità, può favorire l'adozione di provvedimenti punitivi da parte del ministro Maroni.
Misure che possono solo appagare la “voglia” di rivoluzione o di ordine che affascina i pericolosi imbecilli del tanto peggio tanto meglio che vivacchiano sulla Rete. E ce ne sono tanti, a destra come a sinistra. Basta fare un giro.


Carlo Gambescia

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