mercoledì 6 maggio 2009

La sinistra e l’Afghanistan




"AFGHANISTAN: CICR, DECINE CIVILI MORTI IN RAID AEREI
KABUL - Decine di civili, inclusi donne e bambini, sono rimasti uccisi mentre cercavano riparo dai raid aerei compiuti tra lunedì e martedì nell'Afghanistan occidentale. Lo ha reso noto il Comitato della Croce Rossa Internazionale (Cicr). La portavoce del Cicr, Jessica Barry, ha detto che una squadra della Croce rossa si è recata ieri nel luogo in cui hanno avuto luogo i raid aerei delle forze americane e ha potuto constatare la presenza di diversi cadaveri oltre che la distruzione di alcune case. E' la prima conferma internazionale di un incidente su cui gli Stati Uniti e le autorità afghane stanno ancora indagando".
( http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_959145325.html )

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Le volutamente scarne notizie Ansa fanno comunque intuire che siamo davanti all’ennesima strage di una guerra, quella condotta dalle forze Nato in Afghanistan, priva di qualsiasi senso. Se non quello di permettere agli Stati Uniti di presentarsi, a spese degli altri alleati, come difensori di un povero Occidente aggredito dal terrorismo fondamentalista. Un mondo in bianco o nero, insomma.
Resta invece singolare il silenzio della pubblica opinione su tutto quel che accade in Afghanistan. Soprattutto quella di sinistra, e nei due versanti (radicale e riformista). E non è ( o almeno non solo) una questione di passaporti mediatici, negati da una stampa asservita, bla bla bla…
Perché le manifestazioni politiche “di massa” (come si diceva un tempo) davanti alle ambasciate americane e alle sedi Nato sono diventate negli ultimi anni sempre più rare. O patrimonio di certo neofascismo terzomondista.
Probabilmente nel caso dell’Afghanistan pesa a sinistra (una sinistra legata tuttora ai miti dell' illuminismo, anche nel suo versante radicale), l’impresentabilità ai suoi occhi, muniti di occhiali moderni, dell’universo politico e sociale talebano. Di qui la mancanza di una linea intellettuale e politica precisa, o comunque alternativa all’intervento militare. Il Governo Prodi non fece praticamente nulla. Se non sbracciarsi in nome di un dolciastro pacifismo generico, però impossibilitato a conciliare diritti dell’uomo (e della donna), difesi con pari energia anche dalla sinistra radicale, con l’interpretazione talebana della legge islamica. Semplificando: il femminismo moderno unisce la sinistra e la ricompatta in chiava antitalebana. Il che è nobilissimo, ma improduttivo sotto il profilo politico. Perché lascia campo libero alle bombe Nato.
Stante perciò questa situazione, il ruolo della sinistra nella "crisi afghana", continuerà a essere pari a zero. Permettendo così agli aerei Nato di continuare a massacrare quelle povere popolazioni. E alle truppe italiane di svolgere quel ruolo di polizia coloniale, culminato alcuni giorni fa nell’uccisione davanti a un posto di blocco di una inerme bambina afghana. Maldestramente giustificato dal Governo Berlusconi.
Il che significa che pure la destra ha le sue pesanti, anzi pesantissime responsabilità. Ma resta il fatto che la sinistra, proprio perché antitalebana quanto la destra, continua a tacere.
La sinistra dovrebbe rinunciare all’antitalebanismo. E invocare sul piano intellettuale - e poi politico - un sano relativismo, come dire post-illuminista, nel senso di riconoscere ai Talebani il diritto di autogovernarsi secondo le proprie leggi. Invece la sinistra preferisce o il silenzio o le vuote declamazioni moderniste.
E intanto gli afghani innocenti continuano a morire.

Carlo Gambescia 

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