giovedì 12 febbraio 2009

Il libro della settimana: Oscar Nuccio, La storia del pensiero economico italiano come storia della genesi dello spirito capitalistico, Luiss University Press, Roma 2008, postfazione di Paolo Savona, bibliografia di Oscar Nuccio, pp. 780, euro 80,00. 




Il mestiere del recensore è difficile. Come far capire al lettore in poche battute significato e valore di un libro? Ma lo è particolarmente quando si tratta di recensire un volume impegnativo come quello di Oscar Nuccio, La storia del pensiero economico italiano come storia della genesi dello spirito capitalistico, Luiss University Press, Roma 2008, postfazione di Paolo Savona, bibliografia di Oscar Nuccio, pp. 780, euro 80,00). Opera, dal titolo non meno roccioso, realizzata grazie all'Associazione Guido Carli e con la supervisione di Paolo Savona, del quale, visto che ci siamo, consigliamo di leggere il nitido, Che cos'è l'economia (Sperling & Kupfer Editori, Milano 1999 - http://www.sperling.it/ ). Cercheremo comunque di fare del nostro meglio.
Innanzitutto, chi era Oscar Nuccio (“era”, perché scomparso inaspettatamente nell’aprile del 2004, a un passo dal compiere settantatré anni)? Un professore di storia del pensiero economico nella romana Facoltà di Scienze Politiche. Pugliese, di modeste origini sociali (era figlio di palombaro, di qui però, chissà, quel Dna per le profondità non del mare ma del sapere...) ; spirito critico e indipendente, eruttivo; lettore onnivoro e studioso instancabile: un genuino, come si dice, "sedere di pietra", ma con il gusto del dettaglio e una fiera antipatia per il "sentito dire": un vero nemico degli orecchianti, grandemente apprezzato, guarda caso, da un umbratile e creativo economista del calibro di Sergio Ricossa. Evidentemente esiste una misteriosa chimica sociale delle intelligenze, grazie alla quale gli studiosi non conformisti finiscono per ritrovarsi e, per così dire, convolare a nozze... Per chiunque voglia delibare la verve critica di Nuccio, consigliamo la lettura del suo Falsi e luoghi comuni della Storia, Alberti & Alberti, Arezzo 2000 http://www.albertieditori.it/ ). E piace ricordare che Nuccio ebbe come collega di facoltà alla Sapienza, Giuseppe Palomba, economista eterodosso, non meno combattivo, scomparso negli anni Ottanta. ( http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2006/02/riletture-giuseppe-palomba-1908-1986.html ).

Ma ciò che qui interessa è che Oscar Nuccio ha scritto un monumentale lavoro storico intititolato Il pensiero economico italiano (1050-1750), in sette volumi (1983-2003, Mediocredito Centrale, Roma 2004), che nelle sue intenzioni doveva giungere fino ai giorni nostri. Ma non ha prodotto solo quest'opera: Nuccio, come studioso può vantare una bibliografia di ben 247 voci, tra libri e articoli scientifici. Senza dimenticare, la riedizione per sua cura, dei cinquanta tomi delle collezione “Scrittori classici italiani di economia politica”, nota come “Collezione Custodi” (Bizzarri, Roma 1965-1969): un gioiello di erudizione economica, che avrebbe sicuramente fatto la gioia di un economista-bibliofilo come Luigi Einaudi. Insomma uno studioso da Premio Nobel Economia. Che invece ha chiuso la sua carriera come semplice professore associato... Misteri dell’università (statale) italiana... E forse anche di un carattere tellurico e da cavaliere solitario. Su di lui si veda il partecipe e informato ricordo di Vincenzo Merolle in  http://www.europeanjournal.it/culturaepolitica/politica12.pdf .
Oscar Nuccio
(Fonte: http://www.europeanjournal.it/culturaepolitica/politica12.pdf )
La Storia del pensiero economico come storia della genesi dello spirito capitalistico, che esce contemporaneamente in lingua inglese (sempre per i tipi delle Luiss), è una sintesi nel senso alto del termine, in particolare dei primi cinque tomi dell’opera maggiore. Un tour de force terminato dallo stesso autore pochi giorni prima della morte: una frenetica galoppata, con un Oscar Nuccio-cavaliere solitario che "spara" citazioni su citazioni senza mai perdere un metro e un solo colpo sui pur notevoli avversari. Una cavalcata che cronologicamente va dal 1050 al 1650 ( gli ultimi due tomi dell’opera maggiore si arrestano invece al 1750).
Nella notevole postfazione di Paolo Savona si sottolinea infatti che il sulfureo Nuccio “cattolico convinto e praticante ingaggia una lotta con il pensiero di Max Weber per dimostrare che la radice del capitalismo di mercato non si rinviene nella riforma protestante, ma nella 'riforma' cattolica, ossia nell’elaborazione dei fatti economici intrapresa dalla Scolastica alla soglie del secondo millennio”. Attenzione però: "elaborazione" come temperie culturale ricca di contrasti e creativi fermenti laici e non come cooptazione del capitalismo nascente all'interno del sistema di pensiero sociale di Santa Madre Chiesa. Il che significa che Nuccio non accetta la versione cattolica e romantica, da Toniolo a Fanfani, di un capitalismo cattolico, oggi tornata di moda (si pensi ai lavori citatissimi del teocon Michael Novak). Al contrario Nuccio, soffiando sulla pistola ancora calda dei documenti scovati e sezionati e facendo prendere fiato al destriero della sua intelligenza, sostiene che le origini del capitalismo, come spirito (il suo è uno studio di storia delle idee) sono italiane, ma laiche. Insomma, né cattoliche né protestanti.
Tra i secoli XI e XIV , scrive, “alla visione ecclesiologica del disprezzo del mondo (…) fu contrapposta - prima che facessero la loro comparsa sulla scena della storia i protestanti di Calvino e i frati francescani di Bernardino da Siena - la filosofia dell’agire economico razionale quale espressione dell’uomo naturale (…) il cui modello era nel ritrovato patrimonio della cultura classica” . E ne indica l'emblematico antesignano in Albertano da Brescia , giurista vissuto nel tredicesimo secolo, al quale, tra l'altro, ha anche dedicato un libro a parte (Epistemologia dell' "azione umana" e razionalismo economico nel Duecento italiano. Il caso di Albertano da Brescia, Effatà Editrice, Cantalupa (To) 2005 - http://www.effata.it/ )
Nuccio perciò entra in rotta di collisione, sottoponendoli a una critica serrata e convincente, Sombart, Weber, Tawney, Schumpeter, solo per fare qualche nome classico. Un “riesame” fondato sulla studio estensivo e attentissimo di centinaia di autori, in particolare giuristi, studiosi del diritto romano, senza trascurare mercatores, banchieri e umanisti economici, spesso dimenticati se non del tutto sconosciuti, da un critica storica e sociologica volta a far "decollare" lo spirito del capitalismo solo alla fine e non all’inizio del Basso Medio Evo.
Pertanto, e concludendo, il lettore di questa corposa sintesi si ritrova tra le mani una sorta di ghiotto antipasto, ricchissimo di spunti, stimoli, scoperte. Che non placa l'appetito. E che di riflesso può stuzzicare il lettore, curioso e affamato di sapere economico, fino al punto di avvertire il bisogno di immergersi nelle acque profonde, ma fresche e limpide, dell’opera maggiore.
Cosa che per Oscar Nuccio, figlio di palombaro, e lui stesso generoso palombaro della scienza, sarebbe sicuro motivo di giusto orgoglio. 

Carlo Gambescia

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