mercoledì 28 maggio 2008

Accoppiamenti poco giudiziosi

Ahmadinejad ha chiesto di incontrare il Papa (tedesco)



Secondo fonti diplomatiche, “oltre al possibile incontro con i dirigenti italiani, gli iraniani si aspettano la possibilità di una visita in Vaticano: l'ambasciata iraniana alla Santa Sede ha avuto istruzioni da Teheran di chiedere ‘ripetutamente’ un’udienza con papa Benedetto. Il presidente iraniano vorrebbe esporre a Sua Santità le sue idee, la posizione del suo governo sui maggiori temi d'attualitàmondiale”( http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni /esteri/benedettoxvi-21/iran-papa/iran-papa.html ).
Ora, crediamo, che questa sia una buona occasione per la Santa Sede (parliamo in termni politici di Santa Sede e non di Chiesa Cattolica...), per aprire a un leader iraniano che tutto sommato pone problemi collettivi fondamentali. A cominciare, come nota l'ambasciatore iraniano a Roma Abolfaz Zohrevand, dalla soluzione di “questioni decisive come quelle del cibo".
Che strada sceglierà la Santa Sede? Quella del dialogo? O comunque di una apertura, anche se graduale? Oppure quella della chiusura, allineandosi alla posizioni statunitensi? Difficile dire. E del resto non siamo vaticanisti o studiosi di storia della Chiesa applicata alle relazioni internazionali. Però vorremmo comunque proporre una riflessione in proposito, molto semplice, su questo Papa “tedesco”. Perché la chiave dell’atteggiamento filoamericano di Papa Benedetto XVI, ravvisato da alcuni osservatori, crediamo dipenda proprio dalla sua nazionalità. Ci spieghiamo meglio.
Oggi tedeschi sono i più fedeli alleati europei degli americani. Perché?
La Germania a partire dal 1945 ha subito un processo di crescente denazificazione e di risocializzazione valoriale, a cominciare dai testi scolastici. Segnato dalla imposizione-diffusione, a livello collettivo, di valori politici e pragmatici tipicamente americani, con ricadute nella società dei consumi, eccetera. Alcuni studiosi sono giunti a parlare di un vero e proprio "lavaggio del cervello". Il che spiegherebbe, secondo altri osservatori, perché la Germania attuale sia il paese più "americanizzato" tra quelli europei.
Pertanto gli Stati Uniti per "questa" cultura tedesca americanofila rappresentano un baluardo di libertà politica ed economica. Ovviamente il Papa si è formato in una cultura di questo tipo, risentendone in qualche misura. Perciò riteniamo che sulle questioni di politica estera Benedetto XVI continuerà a comportarsi, prima che da cattolico, da tedesco post 1945, qualificandosi come fedele alleato degli americani.
Certo, questo nostro approccio in termini di carattere collettivo dei popoli, può essere ritenuto semplicistico. Nessun problema: è un’ipotesi come tante altre. Tuttavia riteniamo che Benedetto XVI, come tedesco, difficilmente accetterà di inimicarsi gli Stati Uniti, "smarcandosi" sulla questione iraniana.
Pertanto crediamo poco probabile che Ahmadinejad venga ricevuto in Vaticano dal Papa.

Carlo Gambescia

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