giovedì 28 febbraio 2008

Il libro della settimana: Augusto Del Noce, Modernità - Interpretazione transpolitica della storia contemporanea, introduzione di Giuseppe  Riconda, Morcelliana, Brescia 2007, pp. 96,  euro 8,00.  

http://www.morcelliana.it/or?uid=morcelliana.main.index&oid=23349


Veramente lodevole l’idea di riproporre a distanza di venticinque anni, in unico testo, due lavori di Augusto Del Noce (Modernità. Storia e valore di un’idea e L’interpretazione transpolitica della storia), egregiamente introdotti da Giuseppe Riconda, acutissimo studioso del pensiero delnociano (Morcelliana).
Augusto Del Noce (1910-1989), oggi viene "liquidato", in sede non accademica, o come bieco integralista o come aureo tradizionalista cattolico. Magari senza aver letto una riga delle sue riflessioni. Mentre in ambito universitario, a parte alcune lodevolissime eccezioni, si preferisce glissare.
Questi due saggi, come nota Riconda nell’introduzione “contengono in nuce l’intero pensiero di Del Noce, il contribuito essenziale con cui ha arricchito il nostro ambiente filosofico e culturale” (p. 5). Di qui la possibilità di confrontarsi con un pensiero ricco, sinuoso e difficile da classificare. Ma non antimoderno. Anzi, attento a privilegiare quei lati della modernità, da Cartesio in poi, aperti a una visione personalistica, razionale ma al tempo stesso creaturale dell’essere umano.
Sotto questo profilo per Del Noce restava fondamentale criticare quell’interpretazione filosofica (“transpolitica”) della storia contemporanea, tuttora predominante, come marcia vittoriosa di un benefico e inarrestabile processo di secolarizzazione. In certo senso nella sua opera rinveniamo un eccellente lavoro di “demistificazione”, per usare un termine di cui sicuramente avrebbe sorriso, dell’ideologia progressista. Attenzione: non del progresso come giustificato anelito dell’uomo al miglioramento delle proprie condizioni materiali e spirituali. Ma del progressismo, come visione (socialmente radicata), del progresso in quanto tale: non un progresso, meditato, scelto e deciso dall’uomo, ma una ideologia del progresso, dotata di forza propria, e dunque capace di imporsi all’uomo, anche grazie all’opera dei suoi profeti; tutti seguaci di certo modernismo ieri totalitario, oggi consumista. Ma sempre prevaricatore.
Abbiamo, ovviamente spiegato, semplificandolo, un aspetto del suo pensiero, lasciando al lettore il piacere di scoprire gli altri, leggendo questa (piccola) summa delnociana.
Infine, quanto alle accuse di integralismo religioso, a nostro avviso prive di fondamento, riproduciamo qui un passo, tratto da un suo testo degli anni Sessanta del Novecento, dove Del Noce chiarisce bene la sua impostazione politica, tutt’altro che reazionaria:

“Per me invece la possibilità del male è identica in ogni momento della storia e può essere vinta, in quel dato punto dello spazio, in quel dato momento del tempo, soltanto dall’individuo, a cui perciò lo stato deve dare le condizioni migliori per il suo perfezionamento. Concezione politica [la mia] fondata sul postulato del peccato, anziché su quello del progresso, dunque concezione cristiana; concezione fondata sulla centralità dell’individuo, dunque, liberale, ma conciliabile anche con certo socialismo perché implicante l’idea che alla concezione della giustizia per cui essa sarebbe la garanzia delle libertà per tutti nelle condizioni sociali storicamente date, si debba sostituire quella secondo cui la giustizia è la costituzione delle condizioni sociali tali da dare a ognuno la possibilità esterna di realizzarsi come persona; di realizzarsi, direi, nella sua ‘ciascunità’. Concezione, del resto, a cui si avvicina il principio ideale della socialdemocrazia nella misura in cui in essa il motivo kantiano tende sempre di più a prevalere su quello marxista. Ed è, a mio giudizio, quella conciliazione di cristianesimo, di liberalismo e di socialismo etico a cui mirava il maggior teorico del liberalismo non perfettistico e cattolico, Rosmini".
[A. Del Noce, I cattolici e il progressismo, Leonardo, Milano 1994, pp. 61-62].


In conclusione, un filosofo cattolico difficilmente classificabile, e soprattutto ancora da scoprire o riscoprire. Magari iniziando dalla lettura di questa preziosa sintesi del suo pensiero. 

Carlo Gambescia

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