giovedì 17 gennaio 2008

Lo scaffale delle riviste: "Rivista Italiana di Conflittologia", n. 3, Settembre 2007, 


http://www.conflittologia.it/

Crediamo che le scienze sociali non debbano mai tralasciare il problema del conflitto politico. A riguardo c’è un' antica tradizione teorica, interna al realismo, e dunque di tipo descrittivo, che ha prodotto nel Novecento studi importanti. Ad esempio, basti qui fare i nomi di Simmel, Pareto, Mosca, Michels, Schmitt, Freund e Coser.
Purtroppo oggi le scienze sociali difendono, in chiave pregiudiziale, l' approccio morale e "normativo", rifiutandosi di prendere atto dell'ineluttabilità "descrittiva" sociologica del conflitto. Si pensi solo al neo-contrattualismo di un filosofo sociale come Rawls. E questa rimozione del conflitto spesso poggia su una visione meramente procedurale della politica come “dibattito pubblico”. Finendo così per confondere il momento, pur necessario, del confronto politico con quello della decisione, e quindi dei sempre possibili “conflitti attuativi”. Inoltre, più o meno consapevolmente, si nega quanto spesso nel gruppo sociale il conflitto esterno unifichi all’interno. O che comunque esista un dinamica funzionale tra conflitto e cooperazione.
Sembrano quasi banalità, ma spesso è veramente difficile farle “circolare” all’interno di una Accademia, che sembra ostinarsi su posizioni universalistiche, procedurali a sfondo irenico. Con gravi conseguenze sul piano pratico-politico. Che qui preferiamo non approfondire.
Il che significa che il conflitto va sempre ricondotto nell’alveo di una teoria sistemica della società, dove per contro la cooperazione non può non giocare un ruolo altrettanto positivo; in quando conflitto e cooperazione vanno sempre considerati costanti sistemiche, pur esprimendo di volta in volta contenuti storici differenti.
Per queste ultime ragioni non possiamo non accogliere con grande piacere, la nascita di una nuova rivista italiana di scienze sociali - crediamo addirittura la prima - dedicata al tema del conflitto, ma anche della sua gestione. E che dunque lo affronta, e meritoriamente, anche in chiave di scienze della cooperazione, o se si preferisce della mediazione. Si tratta della “Rivista Italiana di Conflittologia”, giunta al suo terzo numero e diretta da Michele Lanna, avvocato, giornalista pubblicista e docente di sociologia generale presso la facoltà di Studi Politici e per l'Alta Formazione Europea e Mediterranea “Jean Monnet”. E che si avvale di un Comitato Scientifico che annovera studiosi come Salvatore Costantino, Jacques Faget, Joahn Galtung, Giuseppe Limone, Silvio Lugnano, Ian MacDuff , Margherita Musello, Luigi Pannarale, Valerio Pocar, Salvador Puntes Guerrero, Annamaria Rufino. Nonché di una redazione composta di giovani e promettenti studiosi.
In effetti quel che ci ha subito colpito, scorrendo il terzo fascicolo, ma anche i due precedenti (fra l’altro tutti consultabili presso il sito della rivista http://www.conflittologia.it/num3/index1.htm ), è l’ intelligente approccio sistemico. E per farsene un’idea immediata, consigliamo di leggere, sempre sul terzo fascicolo il denso editoriale, dedicato all’antipolitica ( http://www.conflittologia.it/articoli/num3_art1.htm). Dove Michele Lanna riconduce questo fenomeno, di cui oggi spesso si parla a sproposito, nell’ambito di una teoria sistemica del ciclo politico, in cui il conflitto “antipolitico” deve essere studiato come esito di un “coacervo di istanze 'grezze' e non selezionate. E che, per tali ragioni, non riescono a trovare "da sole" collocazione e, quindi, legittimazione politica all'interno del sistema”. Di qui però la necessità, da parte della classe politica, di recepirle, traducendole in un quadro istituzionale di riforme, pena la propria dissoluzione e quella del sistema politico democratico. Pertanto il ciclo politico non può non includere nelle sue fasi critiche, come in Italia nel 1922, nel 1992-1994 e oggi, anche il momento dell’antipolitica, come ricorrente conflitto tra élite e popolo, per usare una terminologia più pubblicistica che scientifica. E di riflesso non va sottovalutata o sminuita ironicamente. Dal momento che l'antipolitica di oggi può rappresentare la politica di domani. Di qui però la necessità sistemica (e il dovere politico) di tradurla istituzionalmente, attraverso il ricorso a forme di cooperazione o mediazione per la produzione di nuove regole democratiche . Sono temi e approcci sui quali ci siamo soffermati anche noi su questo blog. E che perciò non possiamo non sottoscrivere.
Si segnalano nello stesso fascicolo gli interessanti articoli di Sara Fariello, Globalizzazione, frammentazione, conflitti: la dimensione glocale dei processi di decentramento; di Annamaria Iaccarino, Lo sport tra il lecito e l'illecito; di Annamaria Rufino La funzione antropologica del diritto, la lettura di Alain Supiot ; di Tommaso Greco Mobbing: conflitti quotidiani nel mondo del lavoro.
In definitiva una rivista da non perdere. Perché non parla soltanto agli studiosi, ma entra nel vivo della crisi attuale e dei dibattiti in corso, offrendo a tutti un imponente materiale di riflessione.
Complimenti e auguri. 

Carlo Gambescia

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