martedì 5 settembre 2006


La "tassa di  scopo" proposta da Livia Turco
Illusioni finanziarie...





Sembra che il Ministro della Salute, Livia Turco, voglia introdurre una "tassa di scopo" per finanziare un fondo destinato alle esigenze delle famiglie con persone non autosufficienti. Inoltre, pare desideri introdurre anche la compartecipazione alle spese per i ricoveri ospedalieri solo per pazienti con reddito elevato ("La Repubblica", domenica 3 settembre).
Si dirà, che misura lodevole... E invece no. Si tratta semplicemente di quella che Amilcare Puviani, un economista scomparso nel 1907, denominò "illusione finanziaria" (1903). Illusione, perché la tassa viene presentata come illusoria evocazione - alla stessa stregua dell'evocazione dello spirito di un congiunto scomparso - dell'utilità delle tassa stessa. Ci si illude, e si illude il tassato, che la tassa introdotta abbia un qualche fondamento di utilità pubblica, come quando ci si illude che lo spirito del defunto, "apparso" intorno al tavolino a tre gambe, durante una seduta spiritica, sia quello del caro estinto, lieto di "allungare" i numeri vincenti della lotteria. Ovviamente, Amilcare Puviani, oggi apprezzato da studiosi del calibro di James M. Buchanan, per la sua franchezza e capacità scientifica, finì per ritrovarsi pieno di nemici, accademici e non. E morì in solitudine, quasi cieco. Ma questa è un'altra storia. Torniamo alla Turco.
In primo luogo, la tassa di scopo è l' ennesimo e inutile balzello, perché la Sanità rientra finanziariamente nella fiscalità generalità: riguarda tutti. E dunque già viene finanziata attraverso l'imposta sul reddito delle persone fisiche, versata allo Stato da ciascuno di noi, secondo le diverse capacità contributive. Invece, una tassa in quanto tale concerne solo un servizio di pubblica utilità; servizio, la cui "erogazione", dipende però dalla richiesta di prestazione del singolo (abbiamo così tasse particolari, ma non imposte generali, per la patente di guida, per andare a caccia, per entrare nei musei, eccetera): la "tassa" riguarda, insomma, il particolare e non il generale. E sulla distinzione tra tassa e imposta, qui ricordata, basta sfogliare un qualsiasi manuale di Scienza delle finanze. Perciò il Fondo per i non autosufficienti della Turco, rientra in pieno nella fiscalità generale, in quanto nel tempo (se non addirittura all'improvviso), purtroppo, potremmo beneficiarne tutti, compresi automobilisti, cacciatori e visitatori dei musei. Pertanto il vero problema è quello di aumentare il gettito fiscale generale (magari recuperando l'evasione e/o razionalizzando), e non quello di introdurre ulteriori balzelli, "ribattezzandoli" , "tasse di scopo", e alimentando così l'illusione di fare l'interesse pubblico...
In secondo luogo, l'introduzione del ticket per i pazienti con reddito elevato, piaccia o meno, è una misura profondamente discriminatoria. Innanzitutto, perché il "ricco" contribuisce, già alla fiscalità generale, secondo le sue capacità. Inoltre, se esiste un "diritto alla salute", questo deve valere per tutti: dalla famiglia Agnelli a quella più modesta ma ugualmente dignitosa di un netturbino. E invece si preferisce alimentare l'illusione finanziaria (e giustizialista) che "facendo pagare di più ai ricchi i poveri pagheranno meno"... Mentre, come noto, i ricchi ( i 55.000 che dichiarano più di 200 mila euro all'anno, secondo i dati del Tesoro) vanno a curarsi all'estero... Dove, ancora peggio, in caso di emergenza, trasferiscono subito i propri capitali. Questo è il vero scandalo. Ciò però non significa - lo ripetiamo - che non debba essere assicurata anche al "ricco", la tutela pubblica della salute, come fondamentale diritto dell'individuo (articolo 32, Costituzione Italiana). Il vero punto non è quello di inventarsi "tasse di scopo" e creare altre illusioni, ma di combattere l'evasione fiscale ( e magari pure l'esportazione illecita di capitali), e far così pagare le tasse a tutti secondo una giusta progressività (come detta la Costituzione).
Dal punto di vista sociologico l'illusione finanziaria della "tassa di scopo", trae alimento da costruzioni o ideologemi populisti; illusioni che servono però a mascherare l'incapacità di varare una seria riforma fiscale, basata su poche e mirate imposte e tasse, e soprattutto su una reale progressività. Le tasse di scopo, per quanto "nobili" a parole - e ciò, un ministro tutto sommato capace come Visco, dovrebbe saperlo - creano solo confusione, allarmano i contribuenti ricchi e illudono quelli più poveri.

E' questo quel che vuole il governo di centrosinistra? 

Carlo Gambescia

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