lunedì 28 agosto 2006


Giuseppe Turani "vecchia volpe" del giornalismo economico  
Come  ti "intorto" il lettore


Il lungo articolo di Giuseppe Turani, pubblicato ieri su Repubblica, a proposito della fusione Intesa-San Paolo, è un ottimo  esempio  di come " intortare"  un lettore spesso digiuno di nozioni tecniche. Turani è una vecchia volpe del giornalismo economico. Da manuale...
Il punto da sottolineare è come il rapporto tra teoria e pratica dell’economia di mercato, in articoli come quelli di Turani, che è uno degli opinionisti economici più noti, venga piegato alle esigenze del momento. Sulle quali però non indagheremo ulteriormente, avendo già dedicato al problema, il “post” di venerdì 25 agosto.
Ora, nel suo pezzo, Turani riassume “in quattro sfide” il banco di prova per il nuovo colosso Intesa-San Paolo.
La prima consiste nel riuscire a mettere insieme le due diverse culture interne alle banche (per semplificare Milano contro Torino). E qui Turani sembra guardare con maggiore complicità alla prima cultura, quella milanese, più americana e meno legata al capitalismo familiare dell’altra, la torinese.
La seconda riguarda le riduzioni del personale (a suo parere già si parla di un esubero di 15.000 dipendenti, su circa centomila…). Per il giornalista di Repubblica la questione andrebbe gestita, “dialogando” con i sindacati, ma senza guardare in faccia a nessuno. Il che significa, se interpretiamo bene il suo pensiero, licenziamenti facili. Anche perché, così fa notare, la concorrenza straniera, potrebbe non perdonare… Auspice, ovviamente, Draghi, apprezzato da Turani.
Le ultime due sfide (la terza e la quarta) sono quelle con i consumatori e le imprese. Per vincerle il “nuovo colosso” dovrebbe, trasformarsi in “gigante buono” e favorire credito e servizi a buon mercato e non stock options (speculative…). E qui cade l’asino… (se ci si passa l’espressione). Ma cerchiamo di capire perché.
Le due prime sfide non riguardano strettamente l’economia di mercato ma le sue precondizioni in termini di sociologia della cultura imprenditoriale e delle relazioni industriali (con i sindacati in particolare, non particolarmente stimati da Turani…). Qui di importanza secondaria ai fini del nostro discorso. Mentre le ultime due riguardano da vicino l’economia e le sue presunte leggi. E così si scopre una contraddizioni fondamentale: Turani, come del resto altri commentatori economici, per un verso “deve celebrare” la libera concorrenza” , e per l’altro “deve far digerire” allo spesso ignaro lettore di Repubblica, un’operazione di tipo oligopolistico, che "profana" le inesorabili leggi dell’economia di mercato. Violazione, che di regola danneggia il consumatore. E dunque per salvare capra e cavoli Turani deve far appello al “gigante buono”: il costituendo gruppo Intesa-San Paolo. Che di “motu proprio” dovrebbe favorire i consumatori, proprio come certi re ottocenteschi, “per volontà di Dio e della Nazione”, che favorivano i “sudditi” concedendo magnanimamente la Costituzione…
Ora, delle due l’una: o l’economia di mercato si fonda sulle leggi della libera concorrenza fra una pluralità di attori, e perciò l’unica politica da seguire è quella di porre tutti i “protagonisti” sullo stesso piano (dalle imprese ai consumatori), combattendo gli oligopoli, oppure non si fonda sulle leggi della concorrenza e allora tutto è ammesso. Anche di celebrare, sperando nella generosità del “gigante buono”, ambigue operazioni oligopolistiche, come il progetto di fusione tra Intesa e San Paolo.
Come appunto fa Turani...

Carlo Gambescia

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