martedì 11 aprile 2006



Elezioni politiche 2006
Alla ricerca del vincitore perduto...




Prima riflessione. Chi ha vinto le elezioni? Nessuno. Berlusconi non ha perso, Prodi non ha vinto. Il Paese però è ingovernabile. L'Italia, nel suo insieme, come "realtà profonda" che preesiste ai giochi della politica politicante, esce dunque sconfitta dalle elezioni. Di chi è la colpa? Della legge elettorale fatta approvare da Berlusconi. Che si è preccupato (col senno di poi, in modo veramente suicida: il panpoliticismo spesso sconfina nell'impoliticismo kamikaze...) di intralciare il cammino del futuro vincitore, trascurando invece l'interesse del Paese in quanto tale. Va infatti chiarito che il proporzionale rispetta la rappresentanza delle singole forze ma non favorisce la governabilità. Il maggioritario non rispetta la rappresentanza ma favorisce la governabilità. Mentre la legge elettorale berlusconiana non favorisce la governabilità nè la rappresentanza... Va perciò cambiata. Ma da chi? Se non c'è alcuna maggioranza sicura al Senato...
Seconda riflessione. Ritornare al voto con una pessima legge elettorale rischia solo di far precipitare l'Italia nel caos. Andrebbe anche escluso un eventuale "governissimo". Che rafforzerebbe le estreme, An e Rifondazione, che ne resterebbero (volontariamente) fuori. Inoltre il "governissimo" sarebbe condannato, come i governi del Pentapartito degli anni Ottanta, alla "contrattazione" di ogni singolo provvedimento. Che accadrà allora nei prossimi giorni? Partirà la campagna acquisti al Senato del centrosinistra (perché più interessato ad avere una maggioranza anche nella "Seconda Camera"): un bruttissimo spettacolo. Che al massimo garantirà uno o due anni di sopravvivenza a governi di centrosinistra, debolissimi e ricattabili. E poi si tornerà a votare. Con quale legge? Probabilmente con legge elettorale berlusconiana... Quanto alla elezione del prossimo presidente delle Repubblica, prepariamoci ad assistere a una battaglia durissima (considerata la quasi parità delle forze in campo). E sicuramente, se alla fine un accordo si troverà, sarà raggiunto su una personalità politica incolore. Si sta perciò per aprire un periodo di grande instabilità politica, con un Quirinale debolissimo. In una congiuntura economica internazionale che non promette nulla di buono. E dove gli unici a disporre della necessaria coesione politica sono i grandi poteri economici e bancari.
Terza riflessione. Inutile piangere sul latte versato del paese diviso. La democrazia è divisione tra maggioranza e minoranza. Quindi il conflitto è nella natura delle "cose democratiche". Certo, in campagna elettorale si esagera sempre. E la "mobilitazione" dell'elettorato, una volta sollecitata, spesso riserva sorprese, come appunto è accaduto... Ma anche questa è democrazia. In realtà, il vero problema delle democrazie contemporanee, a fronte di un ciclo economico negativo, è quello di come assicurare la governabilità. Una stabilità che può essere conseguita solo attraverso buone leggi elettorali. Se, ad esempio, anche il Senato avesse goduto di una legge elettorale con premio di maggioranza "nazionale", saremmo qui, lo stesso, a discutere di ingovernabilità e paese diviso..., Non servono, insomma i "governissimi", ma maggioranze autonome e ben delineate, preferibilmente monopartitiche, come negli Usa e in Gran Bretagna, frutto di buone legge elettorali, e dunque in grado di governare da sole.
Insomma, non c'è di che essere allegri. 

Carlo Gambescia

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