lunedì 13 marzo 2006

                     La politica dell'irrealtà                                      

                             


Ora, di sicuro, fino al confronto con Prodi si parlerà solo della "fuga" di Berlusconi dal programma di Lucia Annunziata. Come fino all'altro ieri si era parlato soltanto del confronto televisivo tra il Cavaliere e Diliberto... E così via, tra prese di posizione politiche, dichiarazioni, eccetera.
Per definire tutto questo c'è un solo termine: irrealtà.
Oggi la politica, e non solo in Italia, si svolge su tre piani.
Il primo è quello militare, e riguarda le guerre euro-americane in Medio Oriente. Si tratta di un settore in cui domina l' iperrealismo della volontà di potenza. Un iperrealismo che si manifesta come una forma di realismo esasperato: un "più che realismo" che esige l'eliminazione fisica del nemico. All' "avversario", come figura nella quale si dovrebbe, comunque e sempre, individuare e riconoscere (apprezzandola) almeno una "traccia" di comune umanità, si è sostituito il "nemico", come rappresentazione iperrealistica del male assoluto.
Il secondo è quello economico, e concerne il controllo delle risorse materiali, in primis il petrolio. Si tratta di un ambito in un cui domina il realismo degli interessi economici. Un realismo che si esprime per quello che è : il "realismo affaristico" di chi affronta la realtà nella sua concretezza di fatto, senza badare a componenti ideali o emotive. Un atteggiamento che qualche volta si coniuga con gli interessi militari, e qualche volta no ( di qui le "guerre" soltanto "economiche") . Attualmente interessi petroliferi e volontà (militare) di potenza procedono di pari passo.
Il terzo è quello mediatico che concerne il controllo delle risorse ideali, culturali ed emotive. Si tratta di un settore in cui domina l'irrealtà della politica-spettacolo. Una irrealtà voluta e imposta, dal momento che il mondo dei media dipende funzionalmente e strutturalmente (per risorse, mezzi e uomini) dal settore economico. Di qui un atteggiamento rivolto sistematicamente a falsificare, mascherare, abbellire gli aspetti iperreali (militari) e reali (economici) della politica. In che modo? Presentando la politica, come una specie di "reality" televisivo, un mondo "similvero", ma in realtà immaginario o comunque finto, con scambi di accuse, "lieto fine", o magari colpi di scena e "fughe", come quella di Berlusconi davanti a Lucia Annunziata.
Quel che conta, insomma, per la politica-spettacolo è evitare qualsiasi dibattito serio sugli aspetti iperrealistici e realistici della politica attuale. Perciò più si discute del Cavaliere e di Lucia Annunziata, più la verità si allontana....
Perché prestarsi a questo gioco?

Carlo Gambescia

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