martedì 7 marzo 2006


Italia e Libia
Un passato che non passa




I rapporti tra le ex potenze coloniali e le ex colonie non sono mai stati facili. I processi di "colonizzazione" e "decolonizzazione", spesso segnati da durezze inaudite e conflitti sanguinosi, come in Congo, Algeria, Angola, Mozambico hanno fatto sì che i "colonizzatori bianchi" non siano tuttora amati. Certo l'economia globalizzata, oggi può unire, ma nonostante ciò la cultura continua ad avere il suo peso. Molti di quei popoli non dimenticano le passate discriminazioni politiche, economiche, sociali e civili. Un'eredità oggi resa più pesante dalle, a dir poco, spericolate iniziative militari americane e dal conseguente sviluppo di movimenti antioccidentali a sfondo religioso.
In questo quadro i rapporti con la Libia, non sono l'ultimo dei problemi italiani. Ma probabilmente il principale. Dal momento che una Libia amica può rappresentare un leale partner nelle questioni legate all'immigrazione dal Nord Africa, al petrolio e al terrorismo. Dal punto di vista politico le "provocazioni" Calderoli sono inqualificabili. Un ex ministro, o comunque un parlamentare italiano, dovrebbe misurare parole e comportamenti.
Ma oltre al realismo, che pure è una componente importante di ogni azione politica, l'Italia dovrebbe meditare a fondo sul suo passato coloniale. Che, di certo, per durata e ferocia non è pari a quello francese, portoghese belga, ma che resta comunque, almeno per i libici, una brutta pagina di storia. E qui non si tratta di sollevare, e tenere vivi, opprimenti sensi di colpa (il famigerato "singhiozzo dell'uomo bianco"), ma, come chiede Gheddafi, di fare un gesto, esplicito che metta fine una volta per tutte sul piano simbolico ed economico a un passato che non vuole passare.
Quel che continua a ferire ancora oggi i popoli "ex coloniali", come del resto è testimoniato dalla letteratura politica ( come ad esempio dal Libro Verde di Gheddafi), è l'atteggiamento di "superiorità" che tuttora caratterizza i comportamenti politici dell'Occidente. E qui, ad esempio, fa testo il ritratto folcloristico (mezzo cammelliere, mezzo terrorista) che la stampa italiana ha da anni cucito addosso a Gheddafi (ma la stessa cosa sta accadendo con Chavez...). Quel che dispiace e irrita i "non occidentali" è quel nostro senso di "saperla più lunga", sempre pronto a tradursi in disprezzo, come nel caso di politici come Calderoli e di intellettuali come la Fallaci.
Non si tratta qui di "inginocchiarsi" e chiedere in lacrime perdono, come alcuni vorrebbero, ma di capire e rispettare le tradizioni altrui per quello che sono, e soprattutto comprendere che in passato le stesse tradizioni sono state calpestate, o comunque, considerate come inferiori: come appartenenti a un stadio primitivo della storia umana.
E il passato (coloniale) italiano non passerà fin quando non sarà raggiunta questa "parità psicologica e culturale".

Possibile che l' Occidente (e dunque anche l' Italia) che ha "relativizzato" ogni valore non sia capace di "relativizzare" la propria cultura? 

Carlo Gambescia

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