lunedì 6 febbraio 2006


Guerra  (più o meno santa)  e vignette

Etica dei Princìpi o 
Etica della Responsabilità?




Quel che sta accadendo in Medio Oriente a seguito della "questione delle vignette anti-islamiche" ( è di ieri sera l'inquietante notizia dell' uccisione di un sacerdote italiano in Turchia) merita una attenta riflessione. Non tanto sul contenuto culturale della questione (il carattere più o meno blasfemo delle vignette: un fatto soggettivo) quanto di forma sociologica (sulle modalità, e conseguenze sociali, dei princìpi etici: un fatto oggettivo).
Sulla scia di Max Weber è possibile individuare due tipi di concezioni etiche: l' Etica dei Princìpi e l'Etica delle Responsabilità.
Secondo l' Etica dei Princìpi, ogni azione etica, deve prescindere dalle conseguenze individuali e/o collettive: un'azione va compiuta perché così impone una "regola" che è fuori di noi.
Secondo l'Etica delle Responsabilità, ogni azione etica, non può prescindere dalle conseguenze individuali o collettive: un'azione non va compiuta, comunque sia, se produttiva di conseguenze nocive, per l'individuo e/o per la collettività.
Pertanto l' Etica dei Princìpi è sempre fonte di gravissimi conflitti sociali, mentre l' Etica delle Responsabilità è all'origine di utili compromessi sociali, anche se talvolta, a prima vista, poco onorevoli, sul piano dei valori.
Ora, per tornare alla questione delle vignette anti-islamiche, si può senz'altro sostenere che i media e i politici che le hanno diffuse e difese si sono appellati all'Etica dei Princìpi: all'assolutezza del diritto alla libertà di espressione. Una posizione però, che non poteva non innescare, una spirale di proteste e violenze; spirale che ora, in un quadro politico già da tempo compromesso, potrebbe non arrestarsi più. Mentre una posizione prudenziale, fondata sull'Etica delle Responsabilità, avrebbe impedito l'escalation, proprio trovando un punto di equilibrio, tra libertà di critica e rispetto degli altrui valori.
Va perciò chiarito un fatto: ogni atto morale si traduce sempre in un atto sociale, o sociologico, e produce conseguenze sociali. Quindi ogni assolutismo morale (a prescindere dai contenuti) produce automaticamente, come conseguenza principale, conflitti. Si tratta di una costante (o "legge") sociale. Paradossalmente, anche colui che all'improvviso decidesse di predicare la pratica dell'amore assoluto, o totalitario, verso l'altro rischierebbe di innescare una spirale di tipo conflittuale...

Per concludere. Perché non iniziare a riflettere, soprattutto politici e giornalisti, sulle conseguenze pratiche di ogni forma di integralismo, e quindi anche di quello liberale?

Carlo Gambescia

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