venerdì 27 gennaio 2006


La vittoria di Hamas
Il principio maggioritario




Che cos'è la democrazia? Governo di maggioranze onnipotenti o rispetto di minoranze ridotte, divise e incerte? Il principio maggioritario è una pura formula? Nel senso che chi ha la maggioranza dei voti ha il diritto di governare, anche contro le minoranze? O è anche contenuto? Insomma, chi governa ha l'obbligo di garantire che le minoranze, un giorno, diventate maggioranze, possano a loro volta governare?
La vera democrazia -  qualcuno dice non a torto -   liberale  è entrambe le cose.
Sembra porre un problema di questo tipo la vittoria di Hamas, il movimento integralista palestinese, come è definito dai media. Con 76 seggi su 43, e più del 50% dei voti ha acquisito il diritto di governare. E sull'onda di una larga partecipazione popolare alle elezioni (pare abbia votato il 77% degli aventi diritto). Ora, sorvolando, per un momento, sulle sue crude tesi di "politica estera" (la "distruzione" di Israele), va ammesso che Hamas è una forza politica come del resto Fatah, democraticamente eletta, e che ha le carte in regola (voti, radicamento sociale, quadri, esperienza organizzativa ) per governare fino a prova contraria, democraticamente. E che sicuramente non imprigionerà, o metterà a tacere, i membri dell'opposizione, come già mostrano, le immediate, e molto "occidentali" dimissioni di Abu Ala, attuale premier. Comunque sia, per capire la natura "democratica" o meno di Hamas, è necessario attendere che governi.
Perché il vero punto è proprio questo, la democrazia, resta una pura e semplice formula elettorale maggioritaria, solo se viene disgiunta dal reale esercizio del potere. L'unica sede, dove è possibile verificare la natura democratica (per quel che concerne il rispetto delle minoranze) di una forza politica: il maggioritario da formula si fa contenuto solo attraverso l'attività di governo. La democrazia, insomma, è innanzitutto questione di "pratica politica" interna agli Stati.
La cosa interessante è che al partito Hamas, non si rimprovera la presunta non democraticità nel senso classico (rispetto delle minoranze interne, palestinesi) ma la politica estera (la dichiarazione di puntare alla distruzione di Israele): tesi che col principio maggioritario e il rispetto delle minoranze non ha alcuna relazione
Dal momento che la politica estera, e i rapporti tra stati, non sono regolati dal principio maggioritario (o dal rispetto delle minoranze, altrimenti gli Stati Uniti non avrebbero dovuto attaccare una seconda volta l' Iraq, uno staterello "minore", socialmente e militarmente sfinito, colpevole solo di essere ricco di petrolio), ma purtroppo dai rapporti di forza e dalle alleanze strategiche. In questo senso, contro Hamas, e contro lo stesso sviluppo della democrazia palestinese, viene usato per fini di potenza e strategici, da israeliani, americani e alleati un argomento di politica estera che non ha nulla vedere, con la teoria e la pratica delle democrazia. E che serve solo a rendere più torbide le acque e facilitare, eventuali, soluzioni di forza per il ritorno in Palestina di una "democrazia", allineata a Israele in politica estera, e dunque gradita all'Occidente.

Certo, sarebbe meglio (e anche prudente) che Hamas, togliesse dal suo statuto la frase "incriminata", anche perché alle minacce si finisce sempre per rispondere con altre minacce, e alla forza con altra forza. E la politica dell'occhio per occhio, dente per dente, conduce i popoli, tutti, alla cecità totale. Tuttavia, criticare la vittoria di Hamas, ancora prima che abbia iniziato a governare, significa solo rendere il cammino della democrazia in Medio Oriente e il traguardo di una possibile pace per quei popoli sempre più difficili e lontani. 

Carlo Gambescia

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